FEDERAZIONE DI CASERTA, SEZIONE DI GIANO VETUSTO: LA MARCIA SU GONDAR

Testimonianza del Mar/llo Magg. “Aiutante” Carusone Cav. Giuseppe di Gabriele a cura del nipote Salvatore Carusone Presidente della Sezione di Giano Vetusto.
La Marcia su Gondar- “Tra stenti e sacrifici immensi…” Quando ci fu donata la preziosa raccolta di libri di storia militare che conservavi a Giano V., mai avremmo immaginato di trovare tra le ingiallite e consumate carte un tesoro inestimabile. Quasi per caso, la mia attenzione fu colpita da un libro, con la copertina rossa, che sulla rilegatura laterale reca il titolo “Starace- Marcia su Gondar” (Edizione Mondadori- anno 1936). Sfogliandone le prime pagine, scorsi un’epigrafe, impressa ad inchiostro blu: “Tra stenti e sacrifici immensi ho preso parte alla marcia su Gondar inquadrato nel Reparto Speciale Genio con il grado di sergente - G. Carusone” Preso dalla curiosità, ho iniziato a sfogliare il libro trovandovi altre tue annotazioni, che per amore della verità, hai voluto scolpire indelebilmente in quelle pagine ingiallite. Riporterò alcuni passi del libro, intervallati dalle tue annotazioni, che scriverò in corsivo. Per dovere di informazione, la marcia su Gondar fu un’azione condotta, nel marzo del 1936, dai gruppi regolari e volontari, raggruppati nella cosiddetta Colonna Celere al seguito del segretario del PNF Achille Starace (autore del libro), mirata all’ occupazione della regione degli Amara e del lago di Tana. La Colonna si avvaleva anche della collaborazione dell’Intendenza A.O, soprattutto nell’ apertura delle piste, per un totale di 600 chilometri, e di elementi indigeni come guide. “Piste aperte dalle Camicie Nere e dai Bersaglieri, sotto la direzione del Reparto Speciale Genio, con uno slancio che non trova riscontro.” (pag.16) A proposito delle guide indigene, l’immagine X (numero romano) immortala “Una guida fedele ed intelligente”, che il nostro serg. Carusone asserisce, in calce alla pagina, di aver visto tante volte. (“L’ho visto tante volte”). E, nella pagina successiva, immagine XI, apostrofa con un “E’ vero -” la didascalia della foto… “Il Nemico, con un fiammifero, avrebbe potuto distruggere la Colonna in pochi minuti”, questo a causa delle fitte sterpaglie che circondavano la Colonna e del carico infiammabile che ogni automezzo trasportava. Come dicevo, la Colonna si avvaleva della collaborazione di varie Armi, nella fattispecie “la collaborazione dell’arma del genio poggiava esclusivamente, data la forza e la formazione del reparto speciale (del quale faceva parte Giuseppe), sull’ inquadramento con elementi tecnici delle truppe che, da sole dovevano provvedere ad aprirsi la strada, per rendere possibile il transito degli automezzi.” A questo punto, il sergente Carusone ci tiene a sottolineare come fosse suddiviso il suo reparto: “ - Cap. Bruno ing. Giuseppe -1 plotone pionieri ( Ten. Brigiani – Serg. Carusone) -1 plotone idrico (Ten. Dal Soldà- Sergente Dionisi) -1 plotone Radio-Telegrafisti (Ten. Festa…)” (pag. 19) Da ricerche effettuate ho motivo di pensare che vi sia un errore di ortografia, per il quale il tenente del 1° idrico sia, in realtà, Dal Sordà Rino di Giuseppe. Ritornando alla Marcia su Gondar, prima di raggiungere l’agognata meta la Colonna partendo da Asmara, doveva transitare per Omager e poi attraversare il passaggio del Setit. A riguardo del passaggio del Setit, ritroviamo un’ altra annotazione sulla figura XVIII “il guado fu preparato da me con elementi nazionali e indigeni che ci recammo sul posto 3 giorni prima del sopraggiungere della colonna. - G.Carusone” A pag. 48, invece, Starace scrive: “Il C.S.A.O. mi ordinava di essere pronto a muovere il 16 marzo: io assicuravo che avrei potuto muovere il 15. Disponevo intanto che il 14 muovesse da Asmara l’ VIII gruppo d’ artiglieria autotrainato da 77/28 che, non avendo la stessa velocità di marcia degli autocarri, qualora fosse partito con noi, avrebbe ritardato l’ arrivo dell’ autocolonna a Omager o sarebbe arrivato in ritardo. Lo stesso giorno facevo partire il plotone genio zappatori artieri, per preparare il passaggio del Setit e l’ufficio informazioni e affari politici, per organizzare i relativi servizi.” Sulla frase sottolineata il caro zio Giuseppe, alla fine della pagina, duramente controbatte: “Errato! Partiva soltanto il sergente Carusone con 15 genieri e 18 ascari e l’Ufficio Informazioni e Affari Politici. Il Reparto Genio arrivò con tutta la colonna il 18 Marzo (idrici, trasmettitori, e rimanenti zappatori). Viva la verità!!” Il 1 aprile del ’36, il tricolore viene issato sul Castello di Gondar. Il 20 maggio la Colonna Celere, dopo aver assolto brillantemente il proprio compito, viene disciolta. In 65 giorni aveva così percorso oltre 1.300 Km., conquistando cinque tra i più importanti centri della regione e controllando circa 100.000 Kmq. di territorio. Con quest’ ultimo atto d’ amore per la verità, finiscono le tue precisazioni, ma…non la tua permanenza in Africa Orientale. A questo punto ti lascio la parola, ancora una volta, riportando fedelmente quanto scrivesti nel discorso di Commemorazione della Vittoria e Festa delle FF.AA., tenuto a Giano Vetusto il 4 Novembre 1990: "La superbia è una presunzione incallita della propria superiorità, è figlia dell’ignoranza. La superbia andò a cavallo e torno a piedi ed è condannata dalla nostra religione. L’ orgoglio, invece, è un sentimento non biasimevole della propria dignità, giustificata fierezza. La Patria guarda con orgoglio ai suoi figli migliori. I cristiani con orgoglio si presentavano al martirio. Premesso ciò di fronte a voi mi dichiaro orgoglioso, molto orgoglioso di aver fatto in pieno il mio dovere in pace per essermi stati affidati compiti delicatissimi, altamente qualificati in Francia, in Germania e in India. Mi direte che in pace non si corrono pericoli ed io vi rispondo che dipende dalle mansioni che vengono affidate e su ciò mi astengo dal darvene spiegazioni. In tempo di guerra ho compiuto appieno il mio dovere: Campagna 35-36, due cicli operativi contro i ribelli 37-38, Guerra 40-41, per me ebbe fine il 27-11-1941 quando a Gondar in Africa Orientale fui catturato. Penso, pertanto, di aver fatto onore ai miei genitori innanzitutto e penso anche a voi tutti perché vostro concittadino. La dimostrazione di quanto ho detto è riportata nel Bollettino Ufficiale del Ministero Difesa Esercito, Dispensa 24 – Pagina 2459 – promozioni straordinarie per merito di guerra. Permettetemi di leggervi la motivazione, ma lungi da me il desiderio di gloria: “Volontario della campagna 1935-1936, rimase in A.O. partecipando alle operazioni di polizia con reparti nazionali del Genio. All’inizio della campagna 1940-1941 chiese ed ottenne di lasciare un ufficio –presso il quale prestava servizio- per essere destinato comandante di un distaccamento genio cui fu affidato il compito di assicurare il collegamento stradale con la capitale dell’ Amara e un presidio avanzato. Sottufficiale di assoluta capacità tecnica assolse i suoi compiti con lodevole perizia. Dislocato il proprio cantiere in zona isolata ed infestata da ribelli, sostenne vari e duri combattimenti imponendo ad essi la propria decisa volontà qualche volta con violentissimo lancio di bombe a mano. Rapido nel valutare la situazione, preciso nell’ impartire ordini, tranquillo e sereno seppe infondere ai propri uomini coraggio, serenità e decisione tale da fare un eroico gruppo compatto ed entusiasta. Metteva in risalto sprezzo del pericolo e doti di ardimento. Magnifica figura di combattente di grande capacità, salda resistenza e viva fede. Gondar, 10 giugno 1940 – 30 ottobre 1941” Purtroppo, non ho notizie ufficiali relative al periodo di prigionia, tantomeno ho trovato tue testimonianze scritte, come nel suddetto caso. Tuttavia, il 27 Novembre 1941, coincide con la caduta di Gondar. Un buon punto di partenza per una ricerca . Ma, mi riservo di approfondire e di parlarne in futuro. A proposito dei compiti cui hai assolto in periodo di pace, mi preme sottolineare che all’inizio degli anni ’60 prestasti servizio presso la Segreteria dell’Ambasciata Italiana in India, quale addetto militare. Di quel periodo conserviamo gelosamente una foto-cartolina che quasi sicuramente inviasti a tuo fratello Giovanni, mio nonno. Sul retro si legge: “Simlai 1960 ------ E’ giusta la direzione, ma la bella Italia è lontana”. Poche parole da cui si percepisce tutta la nostalgia per il suolo natìo, per la famiglia… era una sensazione che già avevi provato in periodo bellico, ma il senso del dovere era il motore della tua vita, il sapere di prestare servizio alla tua Patria era linfa vitale, pur dovendo sopportare “stenti e sacrifici immensi”. Caro zio Giuseppe, purtroppo non ho avuto modo di conoscerti bene, sei “andato vanti” quando avevo solo 5 anni. Ricordo di quando durante la tua permanenza estiva a Giano, ti intrattenevi con noi, all’ ombra della casa paterna, “a’ Massariella”, con l’immancabile sigaretta tra le dita. Non ricordo quali siano stati i discorsi che intrattenevi con il resto della famiglia. O se mai mi hai tenuto sulle tue gambe. Però, ho sempre percepito, nelle parole di chi ti ha conosciuto, il profondo affetto che nutrivi per la nostra famiglia, che poi è anche la tua. Insieme al nonno Giovanni, cui eri legato dal un vincolo fraterno ed anche più, avete sempre rappresentato le nostre colonne portanti. E, quel motto che coniasti ad hoc per noi, è impresso nella mia mente “Non mi spezzo, fermo al suolo resto”. Riscoprire negli anni le tue esperienze di vita, sia militare che civile è stato davvero emozionante. Non nascondo ai lettori un filo di commozione, che mi ha pervaso stilando questa testimonianza. Te lo dovevo! Cosi come dovevo a tutti i Combattenti e Reduci la ri-costituzione della locale sezione. Come già saprai, grazie ad un compatto gruppo di gianesi, figli e nipoti di Combattenti, stiamo cercando di restituire a tutti voi il meritato plauso, ripagandovi per il vostro tributo di sangue e di anni di vita al servizio dell’Italia. Porteremo avanti quei valori che vi hanno, da sempre, contraddistinti e ti assicuro che, mai più, ci dimenticheremo di voi. Usque ad finem.