FEDERAZIONE DI CASERTA, SEZIONE DI CAIAZZO: IV NOVEMBRE

Giornata memorabile per la nostra sezione, nell'anno del centenario della fine della Grande Guerra e della fondazione della nostra Associazione, su invito del Prefetto di Caserta, abbiamo accompagnato il nostro Reduce Antonio Petrazzuoli, che davanti alle autorità e alla vasta platea di cittadini ed alunni di Caserta, ha regalato a tutti la sua testimonianza. Numerosi i soci del comprensorio Caiatino presenti alla cerimonia, accompagnati dai rispettivi Sindaci. Per Ruviano il Consigliere Comunale Pasquale De Filippo nonché Presidente della locale Sezione ANCR, per Caiazzo il Sindaco Stefano Giaquinto, il Sindaco di Castel Campagnano Giuseppe Di Sorbo, il Sindaco di Piana di Monte Verna Stefano Lombardi. Ieri Caiazzo era in prima fila a rappresentare tutto il territorio che ha dato tanto, sia in sacrificio di vite umane militari e civili e sia in soldati, alla Patria nella Prima e Seconda Guerra Mondiale.

Commovente la presenza del nostro Reduce Antonio che ha coinvolto tutti, rammentando ai presenti la fede nei sani valori, la memoria del passato, il ricordo di quei giovani ventenni che si sono immolati per noi e per la nostra pace. La sua testimonianza ci obbliga a portare sempre avanti il loro ricordo attraverso la nostra storica Associazione che  deve continuare ad esistere, per non vanificare il loro sacrificio.

TESTIMONIANZA DEL REDUCE ANTONIO PETRAZZUOLI 

 Sono nato a RUVIANO, ( CE ) il 8 dicembre 1922

Nel 1942  avevo appena vent’anni, mi trovavo da circa un anno a Ventimiglia in Fanteria e verso la fine dell’anno fui destinato alla campagna di Russia. I mezzi di trasporto che avevamo a disposizione  erano cavalli, carretti, treni ma soprattutto le proprie gambe e durissime scarpe di legno. Da ottobre a maggio sempre e solo di neve alta  era il paesaggio, facevo parte del 3° Battaglione, quindi ero più nelle retrovie, mentre il 1° e il 2° era già in prima linea.

Ricordo ancora che i  contadini erano ospitali, generosi e accoglienti, “erano come noi” e ci  offrivano spesso biscotti al miele.

Sono  passato lungo il fiume Don, ricordo ancora alcune frasi che i contadini  russi, esortandomi alla salvezza, pronunziavano “давай быстро che si pronuncia davay bystro cioè  vai avanti rapidamente. Per il resto ci si capiva a gesti, non conoscendo la lingua.

Una notte mentre dormivo in una specie di pagliaio, dopo la caduta di una bomba mi ritrovai insieme ad altri quasi sepolto dalla terra, giunsi poi fino a NIKOLAJEVKA dove di lì a poco iniziò un altro lungo cammino di ritirata.

Le uniche cose che avevamo per far passare il tempo e pensare ad altro erano le sigarette, che all’epoca per la scarsezza dei rifornimenti erano di tabacco scadente e di odore puzzolente. Di notte fumavano di nascosto perché il rossore della cenere poteva essere un segnale per i cecchini russi. La sensazione che si provava era uguale a  come si sente uno che corre appresso all’altro!!.

Miracolosamente tornato in Italia, a Milano, davanti al Duomo consegnai le armi insieme a tutti gli altri commilitoni, il  Capitano disse: ”tornate a casa, toglietevi gli abiti militari, si salvi chi può!”

Pur stando in Italia il viaggio non fu semplice, dovevo spesso nascondermi dalle rappresaglie delle truppe tedesche in ritirata, fare lunghi percorsi a piedi, il Paese era devastato dalla Guerra, trovare un po’ di cibo non fu impresa facile, ma comunque riuscì anche a prendere un treno fino alle porte di Roma.

Dopo altri cinque giorni interminabili a piedi, riuscì a prendere un treno e a giungere nelle zone di Capua da dove, sempre a piedi, arrivai  a Ruviano località Spinosa per poter riabbracciare i miei  genitori che oramai, non avendo più notizie, avevano quasi perso le speranze di rivedermi come purtroppo accadde per molti altri italiani.

Negli anni duri della ripresa ho lavorato i campi duramente, ho sposato la donna che avevo intravisto prima della  partenza per la guerra, ma  volli  andare a presentarmi  a casa solo dopo il mio ritorno.

All’epoca per poter andare ad una festa, per poter divertirsi un po’ dopo il duro lavoro,  bisognava andare a piedi.

Ringrazio il signor Prefetto per avermi dato la possibilità di portare la mia testimonianza oggi, soprattutto ai tanti giovani presenti, affinché i miei ricordi possano essere utili a chi non ha conosciuto la fame, il sacrificio, la modestia, la paura della guerra, il duro lavoro, l’appagamento, il rispetto per le istituzioni, a chi non conosce ancora  il dialogo e il convivere civile.

“Credetemi, ringrazio Iddio di essere ancora qua!!”

CAIAZZO  04 NOVEMBRE 2019                                                                                              

                                                                                           Antonio Petrazzuoli