Sul tratto della via Appia che da Capua porta verso Santa Maria C.V., in un recinto, c’è un albero monumentale. E’ un gelso, alto circa otto metri che, in particolar modo, ricorda la tragedia del giovane Carlo Santagata, che presso di lui fu trucidato dai tedeschi. Ai piedi dell’albero c’è una lapide sulla quale sono incise le seguenti parole: «A questo albero fu impiccato Carlo Santagata Medaglia d’oro della Resistenza. Giovane sedicenne pur reso edotto dal pericolo cui andava incontro si impegnava da solo in azioni di guerriglia contro il nemico ripiegante tra Santa Maria C. V. e Capua. Catturato dal nemico, seviziato e impiccato immolava la sua giovane esistenza con serenità e virile coraggio. Luminoso esempio del tradizionale eroismo della gioventù italiana. Santa Maria Capua Vetere – Capua 5 ottobre 1943» Carlo Santagata nasce a Portici il 28 settembre 1927, nel 1936 segue i genitori a Santa Maria Capua Vetere, trasferitisi per lavoro. Abita in via Torre, oggi via Fratta. Qui completa gli studi elementari e, data la sua predisposizione allo studio, frequenta la scuola media. Chi lo ha conosciuto lo definirà un giovane intelligente e coraggioso di fronte alle avversità della vita, in un periodo di certo non facile. Iscritto al liceo scientifico di Napoli, con la Seconda guerra mondiale non poté frequentare le lezioni, continuando ugualmente a studiare come privatista. La mattina del 5 ottobre 1943, venendo da Santa Maria C.V. il giovinetto fu fermato da una truppa tedesca al posto di blocco del Pagliarello. Carlo Santagata fu perquisito e derubato del pane che avrebbe dovuto portare a casa e di tutti gli altri suoi oggetti personali. Tra questi alcune testimonianze ricordano esserci anche l’orologio regalatogli dal padre che per Carlo ricopriva un grande valore affettivo. In seguito a questo smacco, il giovane fuori di sé andò al vicino macello e prese un fucile e alcune bombe a mano che sapeva essere conservate lì. Molti amici e conoscenti che si erano accorti di queste operazioni nei pressi di Piazza d’Armi, cercarono di dissuaderlo dall’agire. Ma Carlo Santagata, stufo di subire ingiustizie andò deciso incontro ai Tedeschi, nonostante fosse conscio che avrebbe potuto perdere la vita. Li affrontò e solo dopo aver finito le munizioni fu catturato, processato velocemente sul posto, torturato e impiccato all’albero più vicino. Nonostante fosse morto, il suo corpo fu scempiato con scariche di mitragliette e lasciato all’albero come monito per la popolazione.
