FEDERAZIONE ANCR DI PADOVA

Intervento del Presidente della Federazione di Padova, Dott.ssa Lisa Bregantin dal titolo :  La lunga storia della Divisione Acqui a Cefalonia e Corfù.  1943-2013.
L'intervento è  pubblicato anche nella pagina Biblioteca/interventi /collaborazioni:
http://www.combattentiereduci.it/pagina/la-lunga-storia-della-divisione-acqui-a-cefalonia-e-corf-1943-2013
I rapporti dell’Italia e degli italiani con la Grecia sono lunghi e complessi tanto da perdersi nei secoli della storia. Tuttavia nominare Cefalonia, anche se sarebbe più corretto affiancarvi anche il nome di Corfù, rimanda ad un passato molto recente denso dei fumi e degli odi della seconda guerra mondiale.
Gli italiani avevano occupato il suolo greco nell’aprile del 1941, dopo una guerra nella quale i greci non si sentivano vinti. Nelle Jonie arriverà, nel mese di maggio, la Divisione Acqui e qui resterà fino al settembre del 1943. Di questo periodo per molto tempo non è rimasto gran che nel ricordo degli italiani; anche di ciò che successe in quel tragico settembre nelle isole di Cefalonia e Corfù,  per molto tempo in Italia si è conservato un ricordo nebbioso, nonostante di questi fatti se ne fosse occupato  il tribunale di Norimberga. Su questi avvenimenti ha infatti pesato per anni il difficile nodo dell’”Armistizio”.
L’8 settembre 1943, dopo lunghe e complesse trattative, l’Italia stremata annuncia l’armistizio con gli Alleati. Nel volgere di poche ore quelli che erano fino a quel momento gli “amici” si trasformano in “nemici”; creando soprattutto per i reparti, come quelli della Acqui, fuori dai confini nazionali una situazione complessa, frammisti com’erano a quelli tedeschi e privi dei mezzi per un eventuale ritorno. Questa situazione non tarderà a trasformarsi in tragedia. A Cefalonia e Corfù i reparti tedeschi in quei primi giorni di settembre non erano molti, proprio per questo motivo inizialmente verranno condotte delle trattative tra i comandi tedesco e italiano per la cessione delle armi; il primo in attesa di rinforzi, il secondo di trovare una soluzione per riportare i propri uomini in Patria con onore. La Divisione Acqui, a causa di ordini non velocissimi dei comandi in Italia (l’ordine chiaro di resistere ai tedeschi è dell’11 settembre), si trova di fronte a due problemi: come reagire nei confronti dei tedeschi e come fare a ritornare a casa. Il generale Gandin, da pochi mesi a capo della divisione, parallelamente alle trattative con i tedeschi, ritiene opportuno a questo punto sondare l’animo dei suoi soldati, non una votazione come in molti hanno sostenuto, ma un dovere di un comandante che sa, che da un’isola, si può sperare di partire liberi solo combattendo.
Quando diventa chiaro che i tedeschi non lasceranno mai tornare i soldati della Acqui in Italia armi in pugno, la situazione precipita e hanno inizio i combattimenti.  A Cefalonia si combatterà dal 15 al 22 settembre; mentre a Corfù dal 13 al 25 settembre (a comandare i reparti dislocati a in quest’isola è il coll. Lusignani, anch’esso verrà fucilato). Finiti i combattimenti è il momento delle fucilazioni sommarie. Ufficiali e soldati italiani, trattati come franchi tiratori, vengono passati per le armi dai tedeschi. Nessun processo, nessun appello: traditori.
E’ qui che si consuma la storia della Divisione Acqui, ed è da qui che iniziano le lunghe fasi di silenzio alternate a sprazzi di voci. Le voci sono discordanti: le lunghe battaglie sul numero dei morti (10.000, 2.000, 5.000?); la polemica sulla presunta insubordinazione della divisione; le accuse rivolte a Gandin di aver portato a morte certa i propri uomini. Si sentono poco, quasi fossero un sussurro, le voci dei reduci; di intensità ancor minore quelle dei familiari, in particolare dei tanti bambini, oggi adulti, che non hanno più rivisto il loro padre o che di lui non hanno mai sentito nemmeno la voce.
Il silenzio, invece, è quello dell’indecisione rispetto a quale “Italia” appartenesse il sacrificio di questi soldati: a quella vecchia, o a quella nuova nata dalla Resistenza? E’ stata la risoluzione di questo conflitto, raggiunta solo recentemente, che ha permesso che la storia della Acqui, dei suoi soldati e delle loro famiglie diventasse una storia di tutti gli italiani.
Bibliografia essenziale:
Giorgio Rochat e Marcello Venturi, La Divisione Acqui a Cefaloni. Settembre 1943, Mursia, Milano 1993;
Carlo Vallauri, Soldati. Le forze armate italiane dall’armistizio alla Liberazione, Utet, Torino 2003;
Gian Enrico Rusconi, Cefalonia. Quando gli italiani si battono, Einaudi, Torino 2004;
Marcello Venturi, Bandiera Bianca a Cefalonia, Le Mani, Genova 1997;
Romualdo Formato, L’eccidio di Cefalonia, Mursia, Milano 1968.