All’indomani della Marcia su Roma, si arruola nella Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale ottenendo il titolo di centurione. Nell’ottobre del 1936 fu promosso al grado di Console della Milizia. Di carattere assolutamente carismatico ed estroverso, era molto ben voluto dai suoi compaesani anche, addirittura, da chi gli era politicamente inviso. Venne definito come “molto altruista” un uomo “da cui scaturiva una simpatia non comune”. Per questo svolse, negli anni prima del ’36, anche il ruolo di commissario prefettizio a Gemona. Arruolatosi con il Corpo Truppe Volontarie nel gennaio del 1937, partì alla volta della Spagna a sostengo delle truppe franchiste. Membro della divisione “Penne Nere”, partecipò alla Battaglia di Guadalajara; uno scontro sanguinosissimo, privo di senso morale e ideologico risoltosi con praticamente un nulla di fatto.
Il 12 marzo, l’amato soldato, il calciatore, il padre di famiglia cadeva sul suolo iberico quando il suo autoblindo venne centrato in pieno da una bomba dell’aviazione repubblicana. Il soldato venne commemorato e ricordato con una Medaglia d’oro al Valor Militare che recita “Nel generoso atto, che era valso a rianimare e rinsaldare la resistenza dei suoi, cadeva colpito a morte, dando esempio di fulgido valore e di magnifiche qualità di comandante”. Dopo il conflitto, la famiglia Liuzzi fece costruire un monumento nel punto in cui era caduto il loro caro ma, nel 1969, considerato ormai “politicamente scorretto” il vecchio generale Francisco Franco, l’uomo per il quale il giovane Alberto era caduto, lo fece distruggere e riassemblare in modo più contenuto vicino alla sede del Comitato Onoranze funebri dello Stato Maggiore della Difesa.
Tommaso Lunardi