DIARIO DI GUERRA DI UN CADUTO SUL CARSO | Antonio Poli


Tutti in casa abbiamo un armadio che contiene qualcosa di speciale, qualcosa che è appartenuto ai nostri genitori o ai nostri nonni o addirittura ai nostri bisnonni. Qualcosa di antico, che il nostro sguardo incrocia quasi ogni giorno - distrattamente - quando apriamo l'armadio per prendere la camicia, la gonna o il fazzoletto.
Sto parlando della classica scatola che contiene foto in bianco e nero, santini, medaglie, diari, spille e chi più ne ha più ne metta. Una scatola che - man mano che cresciamo - esercita su di noi un fascino sempre maggiore.

Sarà che crescendo sentiamo la morte che incombe e quindi ci si inizia a guardare indietro, si iniziano a tirare le somme e magari ci si rivolge ai nostri cari defunti pensando "chissà se sarebbero fieri di me?". Ad un certo punto le storie noiose che ci raccontava la mamma riguardo a zii, prozii e amici dell'amica intima di nostra nonna iniziano a farsi interessanti e ad acquisire un senso nel confuso puzzle della nostra esistenza.

Io ho iniziato a vivere questa cosa intorno ai 28 anni, purtroppo però nella scatoletta di foto del mio armadio non c'è niente che riguarda i miei tre prozii che hanno fatto la Grande Guerra. In compenso ci sono un sacco di foto di mamma da giovane, di mio papà a militare, qualcosa dei miei nonni e poi una valanghe di foto di quando ero piccolo. Non male dai… peccato per i miei prozii però, chissà quante cose che mi avrebbero potuto raccontare.

Nell'armadio di Grazia Lucchesi invece c'era una scatoletta con un diario custodito gelosamente dal nonno e tramandato a lei dalla nonna. Il diario in questione è quello del bisnonno di Grazia - Antonio Poli di Corsagna (LU) - mugnaio 31enne che la Patria ha chiamato sul Carso nel lontano 1916.
Il diario è composto da poche pagine, scritte frettolosamente fra il Luglio e la fine di Settembre 1916.

Storia sfortunata quella di Antonio, padre di famiglia che perde la moglie nel 1915 dopo la nascita del terzo figlioletto e che dopo qualche mese deve vestire il grigioverde con le mostrine dell'89° Fanteria Brigata "Salerno". Poli parte per il fronte, ma purtroppo non farà più ritorno a casa, colpito a morte sul Carso da una scheggia di granata nell'Ottobre del 1916.

Il suo diario è molto stringato, genuino, semplice, non racconta nessuna grande verità, non affronta nessun grande tema filosofico sulla guerra e sull'esistenza umana. Vi vengono annotate poche cose come il clima, la noia, i compiti da assolvere nella giornata, i bombardamenti, qualche avvenimento relativo ad assalti e compagni feriti o morti. Tutto qui… è il diario di un ragazzo di 31 anni che si trova a vivere uno degli episodi più neri della storia dell'uomo. Un ragazzo come tanti che affronta la guerra con senso del dovere, senza paura e con tanto coraggio, senza recitare però la parte del protagonista ma piuttosto quella della comparsa. Una comparsa in grigioverde - una fra le tante - il cui sacrificio probabilmente sarebbe quasi passato inosservato se non fosse stato per Grazia Lucchesi.

Il diario di guerra di Antonio Poli si legge in meno di un'ora, ma lascia dentro qualcosa che vale tutto il nostro tempo, anzi siamo noi ad essere in debito con lui. E siamo in debito anche con Grazia che ha deciso di condividere queste memorie del bisnonno che - pur facendo male - insegnano lezioni di vita importantissime.
Leggendo il diario di Antonio la cosa che mi colpisce di più non è tanto la guerra, quanto il dover fare la guerra con il pensiero di 3 figli a casa, soli, senza padre né madre. E poi ancora il pensiero di dover andare in battaglia dopo pochi mesi dall'essere diventato vedovo. Come può un uomo vivere un evento tremendo come la Grande Guerra con tutti questi pensieri tristi che gli si affollano nel cervello? Come può un uomo vivere un'esperienza estrema come l'assalto sapendo che i suoi figli rischiano di diventare orfani? E dico… non orfani solo di padre, ma orfani sia di padre che di madre.

Questo è quello a cui penso mentre leggo il diario di Antonio. Ma la cosa che mi rallegra è che in un modo o nell'altro i suoi figli ce l'hanno fatta, sono cresciuti e hanno tramandato la sfortunata storia del padre (e della madre) ai figli dei figli dei loro figli. E così giungiamo ai giorni nostri e alla grande/piccola impresa di Grazia Lucchesi che onora il bisnonno dando alla luce questo libretto.

Su Amazon si trova facilmente sia in formato cartaceo che in formato kindle… fate la cosa giusta e andate a comprarvelo subito!
Di Antonio Poli la Prima Guerra Mondiale ne è piena zeppa, iniziate quindi ad onorare il suo sacrificio e poi - a poco a poco - continuate ad informarvi anche su tutti gli altri, italiani e stranieri, alleati e nemici. Se vi capita un loro diario fra le mani non fatevelo sfuggire per nessun motivo e ricordate che il tempo che dedicherete alla lettura avrà il potere di farli rivivere e renderli - in un qualche modo - immortali.