Notiziario: Dal Tevere al Piave. Gli atleti della SS Lazio al fronte

Dal Tevere al Piave. Gli atleti della SS Lazio al fronte

Partirono per il conflitto mondiale poeti come Giuseppe Ungaretti e Gabriele D’Annunzio, scrittori e letterati come Carlo Emilio Gadda e Umberto Saba, artisti come Filippo Tommaso Marinetti e Umberto Boccioni. Ma nel corso della Prima Guerra Mondiale vestirono il panno grigio-verde anche sportivi e atleti: come quelli raccontati nel libro Dal Tevere al Piave, curato da Fabrizio Munno e Fabio Bellisario, dove sono ricordati gli atleti della SS Lazio partiti per combattere al fronte, sotto il fuoco incessante dei bombardamenti nemici, il crepitare delle mitragliatrici e della fucileria e i reticolati invalicabili. Ben trenta di loro, in quasi quattro anni di guerra, dal maggio 1915 al novembre 1918, caddero sui campi di battaglia, distinguendosi per coraggio e valore e ricevendo anche decorazioni al valore. Una storia in più, quella degli sportivi della SS Lazio, recuperata da due attenti ricercatori e studiosi, riscoperta per le nuove generazioni, adesso custodi della nostra memoria.

1. Partiamo dall’inizio, con una domanda forse scontata ma non certo banale: perché e da dove nasce questo libro?

Dal Tevere al PiavePartiamo da un antefatto: LazioWiki, il sito creato nel 2007 da uno gruppo qualificato di appassionati studiosi della storia della Lazio, aveva come obiettivo l’approfondimento di tutti gli aspetti relativi alla Polisportiva. La ricerca si è sviluppata con un impegno continuo e metodico tenendo in considerazione che sulle vicende bianco-celesti si conosceva pochissimo e spesso esse si basavano su racconti trasmessi oralmente in maniera approssimativa, erronea e stereotipata con molti elementi leggendari o addirittura inventati. In particolare, esisteva una lacuna connessa al periodo della Grande Guerra, in cui la storiografia ufficiale, per mancanza di volontà di indagine e scarsità dei dati, aveva scelto di non approfondire. Noi abbiamo voluto colmare tale vulnus con cinque anni di studi in emeroteche, archivi privati e pubblici, biblioteche, distretti militari di Roma e di altre località, seguiti da accurate visite a cimiteri e luoghi dove si svolsero gli eventi. Le interviste e i colloqui avuti con i discendenti di coloro che furono atleti e soldati ha di fatto completato l’opera con l’acquisizione di materiale prezioso e fino ad allora non noto. L’opera, scritta insieme con il Presidente di LazioWiki, Fabio Bellisario, ha finalmente portato alla luce tutte le inedite vicende tragiche, esaltanti, commoventi dei nostri ragazzi al fronte. E’ stato dato finalmente un nome ai Caduti e appurato minuziosamente le circostanze della loro morte. Inoltre è stato accertato il reale numero di coloro che non fecero ritorno che ammonta, purtroppo, a trenta, contro gli otto della storiografia ufficiale  Alla fine il duro lavoro ci ha ripagato perché il libro ha venduto oltre ogni più ottimistica previsione, fino ad arrivare a quattro ristampe. Un dato significativo è costituito dal fatto che i lettori non sono solo di Roma ma sono sparsi in tutta Italia e che il libro è stato acquistato sia da appassionati di sport che di storia.

2. Quando l’Italia entra nel conflitto mondiale, molti si mobilitarono tra intellettuali, giornalisti, poeti. Come risposero i professionisti del pallone?

Ci risulta che non vi fu, salvo qualche caso, un particolare entusiasmo nel passare dai campi sportivi ai campi di battaglia. Dalle loro lettere ai propri cari emerge fortemente la nostalgia di Roma, delle famiglie e dello sport praticato. Qualcuno rivela con intima e desolata sorpresa come la violenza e l’indifferenza nei riguardi della morte abbia “contaminato” cinicamente il loro animo. Comunque tutti agirono con coraggio e mai si sottrassero al loro dovere.

3. Sono stati soprannominati gli Eroi della Lazio. Dove vennero inquadrati, dove combatterono e, soprattutto, quanti non tornarono a casa?

7124A9sTUwLAbbiamo calcolato che partirono tra i 150 e i 300 tesserati tra atleti, soci e dirigenti della Polisportiva. Ben trenta, come accennato, caddero sul campo dell’onore, mentre tredici furono feriti gravemente. Le tante medaglie al valore ottenute, oltre settanta complessive, sono testimonianza del loro alto senso patrio. Vi è da considerare che gli sportivi praticanti venivano inviati subito in prima linea in virtù della loro prestanza fisica. Nel libro, naturalmente, non vi sono soltanto le vicende di coloro che caddero, ma di pressoché tutti gli atleti bianco-celesti che parteciparono alla guerra. La maggior parte venne inquadrata in reparti di terra. Molti di essi fecero parte della gloriosa Divisione Torino che, a dispetto del nome, era formata da coscritti nativi della Capitale, tanto da essere chiamata popolarmente la Divisione dei Romani.

4. Il calcio ha giocato un ruolo da “protagonista” nella Grande Guerra. Nel dicembre 1914 inglesi, francesi e tedeschi improvvisarono anche una partita tra le trincee…

La dura e spesso inumana disciplina imposta da Cadorna ai soldati italiani lasciò poco spazio alla vita ricreativa e sportiva dietro le linee. Addirittura le alte sfere militari vedevano di cattivo occhio chi praticava lo sport, perché ritenevano che esso togliesse energie alle attività guerresche. Dopo Caporetto e con Diaz al comando, furono invece incoraggiate partite fra brigate, battaglioni e plotoni e furono organizzati numerosi cimenti sportivi di varie specialità. Sicuramente queste gare contribuirono ad alzare il morale della truppa.