Notiziario: Da Mogadiscio alla Task Force 45

Da Mogadiscio alla Task Force 45

Erano già stati a Beirut, nei primissimi anni 80 e già avevano preso confidenza con le pericolose insidie delle cosìdette "missioni di pace", ove la pace è sempre stata solo una illusoria chimera. Li distinguevi per la "spezzata", con i pantaloni verdi sotto la tuta da lancio "chiazzata". E per un non so che di meravigliosamente strano, che già li faceva sentire a proprio agio, laddove a chiunque tremavan forte le vene ai polsi.Non erano ancora gli eredi riconosciuti degli Arditi, anche se già ne portavano le stimmati, con il nome di una delle loro battaglie più significative. Le gesta dei successivi 35 anni avrebbero infin certificato, senza dubbio alcuno, che loro erano "il nono", proprio il meglio del meglio di un Esercito in profonda trasformazione.Poi, quel maledetto giorno, la radio gracchió cupa: era giunta l'ora del più amaro battesimo del fuoco. Era il 2 luglio 1993, quando Stefano Paolicchi divenne il primo valorosissimo caduto in combattimento del 9 Reggimento d'assalto "Col Moschin".

La situazione era incandescente, drammatica, disperata, quando i mezzi de "il nono" si mossero a tutta velocità, in mezzo ai dedali insanguinati e sanguinari di Mogadiscio. Oggi li conoscono tutti, in giro per il mondo. Tutti li amano, molti li temono, alcuni li pretendono proprio laddove gli inferni sono i più infuocati. Il loro equipaggiamento è di prim'ordine, il loro pedigree parla da solo, il loro addestramento è assoluto e parte da lontano. Parte da quel tragico 2 luglio 1993.

Oggi le nostre Forze per le Operazioni Speciali sono profondamente mutate, sono divenute di diritto una realtà inconfutabile e straordinaria, una vera eccellenza italica in ambito NATO, e non solo. I "vecchi" incursori hanno lasciato la stecca ai nuovi professionisti, tra i quali non ce n'è uno solo che non conosca e riconosca le imprese degli "anziani", come fossero state eseguite da loro stessi, colorate dal sangue di tanti valorosi fratelli. Molti dei nuovi hanno avuto lo straordinario privilegio di essere addestrati da un mito vivente delle nostre forze speciali, il mio amico Stefano R. che quel giorno, a Mogadiscio, lasciò ben intendere al nemico, senza lasciargli più dubbio alcuno, come combatte un incursore del 9 Reggimento Col Moschin. Tante furono le notti calde, caldissime, dopo il vile attacco dei miliziani, tanto da far pensare che, quasi certamente, tornando indietro, Aidid non avrebbe mai più dato il criminale ed autolesionista ordine di attaccare "gli italiani"... Purtroppo, non andó così e quel maledetto giorno ed a seguire i successivi, tanto e tanto sangue fu versato inutilmente.

In questi giorni del ricordo, onoreremo i nostri caduti ed i nostri ragazzi feriti. Oggi, invece, ricordiamo il valore dei nostri incursori, con le gesta di tre combattenti di grandissimo valore.

Ecco, di seguito, le motivazioni delle Medaglie al Valore, concesse al comandante della Compagnia Incursori e ad altri due miti del Reggimento, per i fatti d'arme scaturiti dal proditorio attacco al Check Point Pasta.

Medaglia d'Argento al Valor Militare al maresciallo ordinario incursore Ivano T. : "Comandante di distaccamento operativo di incursori paracadutisti, inquadrato nel contingente italiano inviato in Somalia nell'ambito dell'operazione umanitaria voluta dalle Nazioni unite, partecipava con la sua unita' al rastrellamento di un
quartiere di Mogadiscio. Nel corso dei successivi combattimenti proditoriamente provocati dai miliziani somali, riceveva l'ordine di contribuire allo sganciamento delle unita' intrappolate nell'abitato. Durante il movimento superava numerosi sbarramenti stradali eretti dai miliziani somali, costringendoli ad abbandonare le posizioni.
Giunto in zona, mentre si prodigava per organizzare il ripiegamento, raggiungeva sotto un intenso fuoco nemico, mettendo a repentaglio la propria vita, un incursore ferito per prestargli le prime cure. Nel contempo, tenendo testa al tiro dell'avversario, riusciva a sgomberarlo verso un ospedale di Mogadiscio. Fulgidissimo esempio di Comandante e combattente dalle elette virtu' militari, di indomito valore, di generosita' e di ardimento". - Mogadiscio, 2 luglio 1993.

Medaglia di Bronzo al Valor Militare : Al sergente maggiore incursore Stefano R., con la motivazione: "Incursore paracadutista, inquadrato nel contingente italiano inviato in Somalia nell'ambito dell'operazione umanitaria voluta dalle Nazioni unite, partecipava con il proprio distaccamento al rastrellamento di un quartiere di Mogadiscio. Nel corso dei successivi combattimenti, proditoriamente provocati dai miliziani somali, affrontava di iniziativa un gruppo di cecchini somali catturandone uno e contringendone alla fuga altri due. Successivamente durante la fase di sganciamento, alla guida del suo automezzo, veniva fatto segno a violentissimo fuoco di armi automatiche. Colpito da due proiettili alle gambe e da uno alla mano destra, riusciva con grande fermezza d'animo e stoica sopportazione del dolore a mantenere il controllo del mezzo evitando ai commilitoni trasportati di permanere sotto il fuoco nemico. Soccorso dai colleghi, pur consapevole della gravita' delle ferite, li incitava a proseguire nell'azione. Fulgido esempio di elevate virtu' militari, di altissimo senso dell'onore e di grande professionalita', generosita' ed ardimento". - Mogadiscio, 2 luglio 1993.

Al Capitano incursore Giuseppe F. con la motivazione: "Comandante di compagnia incursori paracadutisti, inquadrato nel contingente italiano inviato in Somalia nell'ambito dell'operazione umanitaria voluta dalle Nazioni unite, partecipava con la propria unita' al rastrellamento di un quartiere di Mogadiscio. Nel corso dei successivi combattimenti, proditoriamente provocati da miliziani somali, ricevuto l'ordine di agevolare lo sgombero di alcune unita' rimaste intrappolate nell'abitato, organizzava, sotto un nutrito fuoco di fucileria nemico, un'ardita operazione di sganciamento. Fatta defluire con successo una prima colonna, riordinava la compagnia e ritornava nella zona dei combattimenti, dove si prodigava per mantenere l'iniziativa sull'avversario, con il fuoco e con il movimento, onde favorire il ripiegamento delle restanti forze nazionali. Riusciva nel suo intento evidenziando coraggio, grande sagacia e spiccato senso tattico e concludeva l'azione senza subire perdite. Fulgido esempio di elevate virtu' militari, di altissimo senso dell'onore e di grande professionalita'". - Mogadiscio, 2 luglio 1993.