Aste di ferro a vite e trincee durante la Grande Guerra.
Il fronte italo-austriaco , rispetto agli altri fronti in cui si svolse la Grande Guerra , si rivelò il più statico.
Le trincee italiane.
Le trincee italiane, in particolare sul fronte friulano furono pensate e costruite secondo un particolare schema strategico che tendeva costantemente all’offensiva, rispetto alle trincee austriache presentavano sempre un aspetto di provvisorietà .
Fino alla caduta di Caporetto, nell’ottobre del 1917 il Comando italiano non teneva molto in considerazione il benessere del soldato, un minimo di sollievo alle terribili condizioni era rappresentato dai pacchi inviati dalle famiglie che contenevano generi alimentari, vestiario impermeabile o di lana, sciarpe ed altro.
Sistema difensivo italiano
Il sistema difensivo delle trincee era articolato in più linee che procedevano a zig zag per una profondità di alcune centinaia di metri.
Nella prima linea, scavata a non molta profondità, rinforzata da sacchi di terra e muretti di pietre, vi erano posti di osservazione per le vedette e postazioni per le mitragliatrici.
Davanti, per una profondità di alcuni metri si trovava il reticolato, poi la terra di nessuno, da pochi metri a qualche centinai , che si estendeva in pendii, più o meno ripidi, crateri creati da granate di artiglieria , fino alle matasse del reticolato nemico.
Questa linea era presidiata da pochi soldati e collegata alle retrostanti da camminamenti protetti da sacchi e pietre, lungo i quali andavano e venivano rifornimenti e truppe di rinforzo.
Dietro ad un centinaio di metri, vi era la seconda linea, quella di maggiore resistenza.
Qui il sistema era più consolidato, ricoveri, posti di comando, riserve di munizioni, primi posti di medicazione, postazioni di artiglieria campale.
I ricoveri però erano per la maggior parte semplici baracche di legno che sfruttavano le coperture naturali, costoni rocciosi, doline, per sottrarsi ai colpi di artiglieria nemica.
Più indietro ancora una terza linea e per una profondità di diversi chilometri la retrovia, dove si sviluppava l’intera macchina logistica che doveva organizzare e rifornire quotidianamente centinaia di migliaia soldati ed un parco di artiglierie sempre più vasto.
Interno trincea.
All’ interno della trincea la terra delle pareti era sorretta da tavole di legno o graticci , per prevenire smottamenti , ad intervalli regolari , potevano essere ricavate nelle pareti piccole nicchie capaci di accogliere un uomo o del materiale.
Oltre a reticolati potevano essere disseminati chiodi a tre punte, buche con spuntoni trappole, i cavalli di frisia proteggevano i varchi.
La trincea austriaca.
Se i soldati italiani obbedivano all’ordine strategico tassativo dell’offensiva, cioè dell’attacco frontale metodico e costante, altrettanto tassativo era l’ordine strategico per i soldati austro-ungarici , non cedere un metro di terreno , resistere fino all’ultimo uomo e, nel caso in cui un tratto di trincea fosse stato perduto , immediatamente riconquistarlo con un contrattacco.
Come era realizzata la trincea.
La trincea austriaca di prima linea era un fossato scavato più in profondità di quello italiano , poiché il Comando austriaco , non facendosi illusioni sulla scelta di campo dell’alleato , già prima dell’inizio delle ostilità, nella primavera del ‘ 15, aveva cominciato a fortificare ampi tratti di confine con l’Italia, scegliendo le posizioni sopraelevate .
La trincea austriaca aveva un parapetto di muri a secco con postazioni blindate di cemento armato.
Davanti tre ordini di reticolati distanti tra loro una decina di metri, fissati a paletti metallici alti circa un metro, incementati nel terreno.
Per consentire l’uscita di pattuglie durante la notte o contrassalti, tra i reticolati vi erano cavalli di frisia, cioè reticolati mobili, protetti sui fianchi da postazioni di mitragliatrici.
Sul terreno erano disposti anche marchingegni per ostacolare l’assalto delle fanterie italiane , cavi metallici a cappio, chiodi a tre punte, tagliole e mine antiuomo.
Tutta la vegetazione davanti la trincea veniva tagliata, allo scopo di avere una visuale completa del campo di battaglia e un campo di tiro libero.
Sui parapetti si aprivano strette feritoie e scudi di metallo proteggevano i tiratori.
Di notte, ad intervalli, si accendevano i riflettori elettrici che puntavano i loro fasci tra i reticolati, per controllare che pattuglie italiane non tentassero di aprire varchi con le pinze o con tubi esplosivi di gelatina.
Le trincee erano a cielo aperto, per consentire la rapida uscita dei soldati nel contrattacco ed evitare crolli determinati dalle esplosioni, spesso però gli austriaci costruirono leggere tettoie di legno, stendendovi sopra anche carta catramata, per ripararsi dal sole ardente e dalle intemperie invernali.
Spero di aver descritto in modo dettagliato , a seguito di ricerche, quello che i soldati di entrambi gli schieramenti erano costretti a subire dopo mesi e mesi di durissimi combattimenti, sporcizia, fango, freddo, fame, malattie e molto altro.
Ringrazio tutti i lettori per l’ attenzione che mi dedicate …. Al prossimo articolo, Giorgio Castagna
Fonte: Comitato spontaneo per le celebrazioni del centenario della Grande Guerra.