Nel momento dell'ascesa al potere del nazismo in Germania erano presenti alcune migliaia di neri, una comunità che era essenzialmente retaggio del passato coloniale tedesco in Africa.
Se il destino di sterminio a cui vennero condannati gli ebrei è sempre doverosamente ricordato, se in questi ultimi anni si comincia a prendere coscienza dello sterminio inflitto alle popolazioni sinti e rom, è molto difficile che si parli della sorte dei neri che vivevano in Germania.
Pochi fra questi avevano la cittadinanza tedesca ma anch'essi si ritrovarono con nuovi documenti in cui erano definiti come "negri apolidi".
Nel 1941 i bambini di colore vennero ufficialmente esclusi dalle scuole pubbliche, ma si trattò solo di un provvedimento che veniva dopo una serie di altri abusi razziali.
Già dal 1939 nessun nero poteva prodursi in spettacoli pubblici, artistici o di propaganda che fossero, e molti di loro vennero usati per il lavoro coatto durante la guerra.
Nel 1942 Heinrich Himmler fece realizzare un censimento di tutti i neri presenti sul territorio tedesco. Probabilmente c'era l'intenzione di studiare un imprigionamento di massa o altri provvedimenti che però non vennero realizzati.
Quello che però succedeva era l'arresto per "comportamento antisociale".
L'atto più grave rimane comunque la sterilizzazione forzata.
Si spezzarono le relazioni familiari di quei tedeschi che erano stati nelle ex-colonie e che erano tornati in patria con mogli africane e seguendo la politica della purezza del sangue tedesco non solo vennero banditi relazioni e matrimoni misti, ma si sterilizzarono centinaia di bambini "mischling" (mulatti) senza che loro e le loro famiglie venissero informate.
Sebbene non vi fu una politica sistematica di sterminio come per le altre minoranze sono comunque stati rintracciati almeno 20 tedeschi neri internati in campi di concentramento.
Unica memoria fisica del razzismo verso i neri tedeschi è, ad oggi, una pietra d'inciampo per l'attore Bayume Mohamed Husen, a Berlino.