Notiziario: CASTAGNEVIZZA: Sulle tracce del caduto Pietrangelo D’ANDREA classe 1897 disperso il 24/05/1917

CASTAGNEVIZZA: Sulle tracce del caduto Pietrangelo D’ANDREA classe 1897 disperso il 24/05/1917

La Presidente della Federazione Provincialele di Benevento, Sig.ra Concetta Pacifico con il figlio Angelo sulla terra dove lo zio e i suoi compagni di guerra, hanno combattuto fino all’estremo sacrificio per difendere i confini della Patria contro l’invasore.

Un omaggio dovuto, con un piccolo gruppo di associati e simpatizzanti, ai caduti del 24 maggio 1917 a Castagnevizza sul Carso (Slovenia).

CASTAGNEVIZZA

Sulle tracce del caduto

Pietrangelo D’ANDREA

classe 1897

disperso il 24/05/1917

Dopo il ritiro delle medaglie per i caduti di Calvi, il piccolo gruppo ha voluto recarsi a rendere omaggio ai combattenti di Castagnevizza. Quella che può sembrare una gita, è in realtà un debito saldato verso mio zio che più di 100 anni fa, morì disperso in un terribile giorno del 24 maggio 1917 in un angolo di Carso sperduto, insieme a tanti giovani del Beneventano e di tutta l’Italia.
Un angolo di Carso che oggi non ha proprio nulla di particolare, se non quello di essere il testimone silente di quanti hanno vissuto nel terrore di perdere la vita, così come è accaduto, perché l’umana follia andasse a compimento e calasse la sua scure versando il sangue di tante povere vite.

Un angolo di terra custode di ormai lontane, numerosissime tragedie, di vite spezzate provenienti da ogni dove, venute qui ad infrangersi tutte assieme, perché il nostro paese avesse un futuro.

Ma anche se il tempo sembra lenire il dolore di quei momenti e sbiadire gli orrori di una guerra infame, il Carso, territorio antico, conserva gelosamente tutt’ora le testimonianze di quell’antico sangue versato, di quelle grandi sofferenze.

Calcando le orme dei nostri gloriosi avi, questo territorio sembra voler permettere ai passanti di cogliere, con la sua asprezza, a chi le vuole cercare, le impronte di quei fatti di guerra che sembrano così lontani. Sembra quasi di rivivere la sofferenza dei feriti, dei soldati arsi dalla sete e tormentati dalla fame.
Qui si può capire quanto male abbia prodotto il primo conflitto mondiale di quei popoli che si definiscono civili!

Seguendo il sentiero, si ha voglia e desiderio di scoprire altre cose, come se mio zio volesse, finalmente, essere ritrovato! Mi sarebbe piaciuto recarmi sul luogo della sua morte e pregare per lui, ma mentre cammino è come se mi tenesse per mano ringraziandomi per essermi ricordata di lui!

La leggenda mostra a chi ha sete di conoscenza, i luoghi delle battaglie, le trincee e le disposizioni delle Brigate italiane.

In particolare il 18° Reggimento di fanteria della Brigata Acqui in cui era mio zio!

Mio figlio Angelo mi viene incontro correndo e gridando di aver trovato la trincea dello zio!
Quello che ora sembra un gioco per lui, costituirà un domani un ricordo indelebile!

Tutto il territorio altro non è che un enorme mausoleo di quanto accaduto negli anni 1915 – 1918. Numerosi i monumenti a ricordo, ma la terra non finirà mai di restituire ai viandanti i resti sparsi della follia umana! Ovunque schegge di granate, trincee, alloggiamenti di artiglieria e quant’altro la vegetazione tenta di coprire come un immenso sudario. E’ come se la natura dicesse basta agli orrori, andiamo avanti con la vita!
Mi piace concludere con il bollettino di guerra che parla del 18° Reggimento fanteria nei giorni in cui mio zio ha donato la propria vita al l’Italia, come un monito a dire:” guarda quello che mi è accaduto e fa che il mio sacrificio non venga dimenticato!”