Notiziario: Capitano Silvano Abbà, olimpionico e decorato di Medaglia d’Oro alla memoria

Capitano Silvano Abbà, olimpionico e decorato di Medaglia d’Oro alla memoria

l 24 agosto 1942, circa 600 valorosi cavalleggeri del reggimento “Savoia Cavalleria” caricarono nella steppa russa nei pressi del villaggio di Isbuscenskij nell’ansa del Don circa 2.000 soldati siberiani inquadrati in un reparto di fanteria dell’Armata Rossa. Il fatto d’arme si concluse con la completa vittoria della cavalleria italiana con i sovietici che dovettero lamentare 150 morti, 300 feriti e circa 600 prigionieri .

Per l’episodio lo stendardo del reggimento venne insignito della medaglia d’oro allo stendardo, furono concesse due medaglie d’oro alla memoria, due ordini militari di Savoia, 54 medaglie d’argento, 50 medaglie di bronzo, 49 croci di guerra, diverse promozioni per merito di guerra sul campo. Fra le due Medaglie d’Oro al Valor Militare concesse alla memoria, una delle due venne concessa al Capitano Silvano Abba:

“Comandante di squadrone di eccezionale valore, in giornata di cruenta battaglia, mentre altri reparti agivano a cavallo sui fianchi del poderoso schieramento nemico, con il proprio squadrone appiedato si impegnava frontalmente, attaccando munite posizioni avversarie. Conquistata di un balzo in un furioso corpo a corpo una prima linea difesa da numerose mitragliatrici, si lanciava nuovamente alla testa dei suoi cavalieri contro lo schieramento successivo. Ferito una prima volta e stramazzato al suolo, si rialzava con indomita energia e procedeva all’annientamento di ulteriori centri di fuoco nemici, decidendo così l’esito vittorioso di un’epica giornata. Nell’ultimo superbo scatto colpito una seconda volta, a morte, cadeva da prode sul campo. Fulgido esempio di eroismo, e di ogni virtù militare” (quota 213,5 di Jsbuschenskij (fronte russo), 24 agosto 1942.

Vediamo ora brevemente la biografia di questo nostro eroe che come vedremo nel corso del post era anche un provetto atleta. Nato a Rovigno d’Istria il 3 luglio 1911, rimase orfano di padre in giovane età, in quanto il genitore decedette nel corso della prima guerra mondiale. La madre Maria Millanch, di professione maestra, lo fece studiare a costo di grandi sacrifici.

Dopo avere frequentato l’Istituto Tecnico di Rovigno entrò alla Regia Accademia Militare di Modena da cui uscì con il grado di sottotenente, assegnato all’Arma di Cavalleria. Frequentò poi i corsi di perfezionamento, dapprima presso la Scuola di applicazione di Pinerolo e poi presso quella di Tor di Quinto (Roma).

Al termine degli studi entrò in servizio presso il 10º Reggimento “Lancieri di Vittorio Emanuele II” di stanza a Bologna e nell’ambito del reparto si segnalò ben presto per le sue notevoli doti di cavallerizzo e di atleta. Venne così prescelto tra gli atleti italiani che la Scuola Militare della Farnesina, che aveva il compito di risollevare le sorti del pentathlon moderno nazionale, purtroppo uscito a mani vuote dai giochi olimpici di Los Angeles del 1932.

Nei Campionati Littoriali del ’35 svoltisi a Milano Abba, si classificò primo assoluto, il che gli valse la convocazione in vista delle olimpiadi di Berlino del 1936. Il suo punto di forza era l’equitazione gara in cui eccelse, il 2 agosto 1936 sul campo di Truppenübungsplatz con uno splendido netto al tempo record di 9’02”5 in cui percorse i 4.000 metri del percorso ippico. Dopo la prova di scherma (15° assoluto) si classificò 5° nella classifica generale; posizione che mantenne anche dopo il concorso di tiro alla pistola (10° assoluto) e la prova di nuoto (14°).

L’ultima prova del pentathlon, la campestre lo vide classificato come 24° assoluto, concludendo i 4.000 metri del percorso di corsa campestre in 14’11”12. La lunga fatica si concluse con il 3° posto assoluto che gli valse la medaglia di Bronzo ai giochi olimpici di Berlino. Il 7 agosto fu ospitato a colazione dal principe ereditario Umberto di Savoia che volle festeggiare la prima medaglia olimpica vinta da un italiano in questo difficile concorso.

Tenente del 1º battaglione carri da combattimento durante la guerra di Spagna al comando della sua compagnia entrò per primo a Mazaleón, Gandesa e Tortosa, venendo decorato con la Medaglia d’argento al valor militare.

All’atto dell’entrata in guerra dell’Italia, il 10 giugno 1940, fu assegnato al 3º Reggimento “Savoia Cavalleria” inquadrato nella 3ª Divisione celere “Principe Amedeo Duca d’Aosta”, con cui combatte sul fronte francese e poi in Jugoslavia, nell’aprile 1941. Nel corso del 1940, tra le due campagne militari, divenne campione italiano di pentathlon moderno e vinse la Coppa Ceccarelli.

Promosso capitano partì per il fronte russo come comandante del 4º squadrone del suo Reggimento, assegnato alla Corpo di Spedizione Italiano in Russia (CSIR). Nel maggio 1942 il suo reggimento, assieme ad altri reparti, fu assegnato al neocostituito Raggruppamento Truppe a Cavallo, posto alle dirette dipendenze del comando dell’8ª Armata.

Cadde in combattimento il 24 agosto 1942, alla testa del suo squadrone – appiedato per l’occasione – nel corso dei combattimenti dell’epica carica di Isbuscenskij. Dopo la fine della guerra gli fu conferita la Medaglia d’oro al valor militare alla memoria.

Gli sono state intitolate una via a Roma, e una piazza a Civitanova Marche, lo stadio della scuola militare della Cecchignola di Roma, le Sezioni dell’Arma di Cavalleria di Gorizia e Civitanova Marche.

Il circolo ippico di Trieste ha istituito un trofeo per cavalieri ed amazzoni, che porta in suo nome, mentre nel museo di Pinerolo è custodita la sua Medaglia d’oro al valor militare, mentre la sciabola ed il cappello sono custoditi presso la sezione d’arma di Cavalleria di Voghera.

Prima di chiudere il post ricordiamo che negli anni di servizio Silvano Abba si guadagnò anche altre due Medaglie al Valore una d’Argento durante la guerra di Spagna con la seguente motivazione:

«Comandante di compagnia carri che è entrata per prima a Mazaleon, per prima a Gandesa, per prima a Tortosa, infondeva soprattutto con l’esempio nel suo reparto, l’entusiasmo, l’audacia e l’ardimento necessari per superare in un mese di impiego le situazioni più ardue e rischiose. Nel combattimento sulle quote di Las Fojas, pur di assolvere un compito reso particolarmente difficile dalle asperità del terreno, con sprezzo del pericolo e cosciente coraggio, pur sotto violenta reazione del fuoco avversario, usciva dal carro per ricercare ed indicare ai suoi equipaggi le piste che portavano la compagnia a colpire sul tergo le posizioni nemiche, solo così riuscendo a conseguire il suo intento ed il compito affidatogli.»
— Mazaleón, 30 marzo-Gandesa, 2 aprile-Tortosa 18 aprile 1938. XVI

e una di Bronzo sempre sul fronte russo con la seguente motivazione:

«Comandante di uno squadrone, guidava con abilità e fermezza il reparto al combattimento. Svelatasi improvvisamente una mitragliatrice nemica, che rallentava l’avanzata, impugnava egli stesso un’arma e con tiri precisi neutralizzava la postazione avversaria. Già distintosi per ardimento e sprezzo del pericolo.»
— ponte Leimonowka (fronte russo), 24 ottobre 1941

Prima di chiuder il post una curiosità che getta altra luce sul nostro eroe ed atleta. Prima dell’entrata in guerra, Silvano Abbà si era sposato con la dottoressa Annamaria Rücker, che aveva una grandissima passione per la fotografia, passione che trasmise anche al nostro Silvano. Durante le concitate fasi della battaglia, prima di ricevere l’ordine di attacco, Silvano Abbà riprese le cariche di cavalleria con la sua fedele macchina fotografica che venne ritrovata al collo del suo corpo inanimato.