BOMBARDAMENTO DI BARI
Racconto dell'incursione tedesca del 2 dicembre 1943 sulla citta' di Bari.
Il pomeriggio del 2 Dicembre, un aereo da ricognizione della Luftwaffe, sorvola il cielo di Bari. Il suo compito è quello di fotografare il più possibile: area urbana, porto e aeroporto. All’esperto pilota tedesco, non sfugge il molo di “Levante” pieno di navi all’ancora. L’Autorità portuale è gestita dal Comando Inglese, che ritiene assurdo un attacco della Luftwaffe. Cadono in un Titanico e drammatico errore di valutazione. Infatti alle ore 19:25 provenienti dai Balcani 105 bombardieri sono sulla città. Cominciano a piovere, le famose annunciatrici della morte alata, (milioni di striscioline in stagnola, utili a confondere i sistemi radar ). I fari contraerei del porto, sono già in funzione, subito imitati da quelli dell’aeroporto. La città è quasi incantata, la scenografia è d’autore: il buio della sera è squarciato da una serie di fasci luminosi, che a contatto delle striscioline di stagnola, creano giochi di variopinti colori. Come sottofondo, il cupo rombo dei bombardieri tedeschi, che sganciano le prime bombe sull’area urbana, ma l’obbiettivo sono le 36 navi ancorate.
La contraerea è presente e penetra il cielo con i suoi 37mm traccianti. Questi proiettili, sviluppano (Grazie ad una carica di Magnesio inserita in un artifizio sistemato nel codolo della granata) un lungo e colorato percorso. Il cielo è intrinseco di ogni colore. Sul porto precipitano le prime bombe, alcune centrano le navi, altre cadono in mare. A bordo delle navi colpite cominciano a svilupparsi numerosi incendi che producono enormi colonne di fumo. Ma a sostegno della popolazione interviene un imprevisto e determinante alleato. Il vento, all’improvviso cambia direzione e, spinge verso mare, ma non basta, i rioni adiacenti al porto, sono già invasi dai fumi. Ora il bombardamento diventa intenso, i boati delle esplosioni si susseguono a una velocità inverosimile. Alcune navi bersaglio sono già inclinate su di un fianco. Il Mare a causa della nafta e di altri combustibili è in fiamme, ciò provoca una visione quasi dantesca. In acqua ci sono le zattere dei numerosi equipaggi che dribblano la morte e cercano la vita. Il vento Aumenta d’intensità e, costringe i vapori ad allontanarsi dal centro abitato. Nelle acque del porto numerosi marinai sono inghiottiti da vortici infuocati. Alcune navi cariche di ordigni esplodono insieme all’equipaggio. Aumentando di fatto, la drammaticità del momento. I fari sono ancora in funzione, la contraerea balbetta le sue granate antivelivolo e, continua a colorare a suo modo il cielo di Bari. Ma le bombe continuano a piovere e con esse la morte di tanti militari e civili. La città vive momenti di puro sgomento, I baresi capiscono ciò che sta accadendo, ma hanno terrore di quello che sarà.
Sono le 19:50, le bombe, precipitano ancora. Una nave esplode, nelle sue stive sono stipate 2000 bombe all’Azoiprite. Molte di queste sono proiettate in alto e, causa l’enorme temperatura, scoppiano lasciando scivolare il potente aggressivo chimico, nelle acque del porto. Nel frattempo, le bombe non scoppiate si sparpagliano nei fondali del porto e, sono tante. L’Azoiprite ormai è mischiata alla nafta incendiata e, il fumo che produce diventa un potentissimo veleno. Bari e, la sua popolazione ringraziano il vento che ha risparmiato alla città una storia più agghiacciante. Le vittime accertate fra militari e civili sono più di 2000. I feriti militari sono soccorsi al Policlinico, gestito dal Comando Neozelandese e, vengono curati in modo superficiale. Anche perché i medici ignorano del tutto il problema Yprite. Tanto che a numerosi marinai è diagnosticata “congiuntivite”. Per i civili non c’è spazio neanche per questi errori e, li lasciano al loro nero destino.
Giovanni Lafirenze