È nel periodo natalizio, il 16 dicembre 1944, che prende corpo uno degli ultimi grandi assalti tedeschi della Seconda Guerra Mondiale.
Ma senza la benché minima traccia di tregua. Stavolta, rispetto all'intesa di pace momentanea che aveva fatto riaffiorare un barlume di umanità durante la Grande Guerra, manca infatti del tutto (o quasi) lo spirito solidale che aveva caratterizzato la rinomata tregua del 1914 nelle Fiandre tra tedeschi e britannici. Nonostante si trattasse comunque di fenomeno geograficamente isolato.
Uno spirito natalizio che, invece, trent'anni dopo, nello stesso clima di belligeranza, è lasciato per lo più in mano all'iniziativa locale. L'aria di Natale, specie in periferia, viene comunque ricreata e respirata, anche se solo per qualche ora, nei ripari occasionali dove gli alleati trascorrono la notte più speciale dell'anno. In qualche fattoria gli ospiti cantano i classici intramontabili della tradizione natalizia, uguali in tutto il mondo (da Silent Night a Jingle Bells), insieme alle famiglie belghe del posto. Laddove la condivisione di un momento, in teoria, di pace per eccellenza, risulta tecnicamente impossibile tra nemici sul campo, questa mancanza viene in qualche modo bilanciata almeno la notte di Natale con piccoli e simbolici episodi di umanità che coinvolgono i civili. Un piccolo break animato anche da canti, radio, dalla messa del cappellano militare e da un alberello improvvisato.