Destinato a rimanere in Africa Orientale, promosso nel 1937 al grado di Sergente, gli venne affidato il comando di una banda composta quasi esclusivamente da soldati indigeni, che da quel momento porterà il nome di Banda Bastiani. Ma fu con lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, che Angelo Bastiani dimostrò tutto il suo valore: nominato per meriti di guerra prima a Sergente Maggiore, nel 1940, e poi a Sottotenente, nel 1941, rimase alla testa dei suoi uomini fino alla battaglia finale di Gondar, del giugno-novembre 1941, dove, durante un furioso contrattacco all’arma bianca, riuscì a rioccupare delle importanti posizioni precedentemente perdute dalle forze italiane. Lo scontro, avvenuto in località Uolchefit, riscosse l’ammirazione delle forze inglesi assedianti, tanto da concedere, dopo ben 165 giorni di dura lotta, l’onore delle armi agli ultimi soldati ancora in vita. Era il 28 settembre 1941 e la caduta di Uolchefit permise ai soldati di Sua Maestà di completare l’accerchiamento della ridotta di Gondar, che resisterà per un altro mese, fino al 23 novembre.
Fu durante la battaglia di Uolchefit che venne conferita ad Angelo Bastiani la Medaglia d’Oro al Valor Militare: “Comandante ed unico nazionale di banda irregolare intestata al suo nome compiva leggendarie gesta di valore, di capacità e di sublimi eroismi, scrivendo col sangue fulgide, gloriose pagine nella storia dei reparti coloniali. Strenuo difensore di Uolchefit prendeva parte a tutte le epiche imprese di quel glorioso baluardo gondarino, affrontando alla testa dei suoi gregari i più duri cimenti, compiendo i più epici eroismi, sfidando continuamente la morte in una serie di ardimentosi combattimenti che lo imponevano all’ammirazione nemica. Nell’azione di Passo Cinà contro potente agguerrita formazione, incurante del pericolo della morte che derivava da una grossa taglia già posta sul suo capo, nascondeva le gravi condizioni di salute in cui trovavasi per sopravvenute gravi infermità ed elevato stato febbrile, aggravato da quattro ferite di guerra non ancora rimarginate e sdegnava il ricovero in ospedale per condurre ancora una volta i suoi valorosi gregari alla durissima prova ed alla vittoria. Incuneatosi abilmente nello schieramento nemico, con leggendaria temerarietà e sfidando rischi e pericoli mortali piombava di sorpresa, fulmineo e travolgente, sul posto di comando avversario, catturando personalmente il Ras comandante ed annientando in furiosi prolungati corpo a corpo la fortissima schiera che lo circondava. Facendo tacere con indomita forza dello spirito, le sue gravi condizioni fisiche, guidando ancora con irrefrenabile slancio a successivi cruenti assalti all’arma bianca i suoi prodi, catturava larga messe di prigionieri, di materiali, di armi e munizioni e determinava il crollo politico-militare della resistenza nemica, riconfermando le sue preclari virtù di intrepido soldato e di comandante valoroso. Passo Cinà, Africa Orientale, Uolchefit dell’Amara, 22 giugno 1941″.
Il medagliere di Angelo Bastiani, a guerra conclusa era composto, oltre che dalla Medaglia d’Oro, di:
- Medaglia d’Argento al Valor Militare: Sottufficiale comandante di banda, allo scopo di sanare una compromessa situazione politico-militare, decideva di attaccare forti nuclei di ribelli disloccati in posizione dominante. In undici ore di marcia notturna in terreno difficile e superando un dislivello di 1500 metri, sorprendeva ed attaccava i nemici, che opponevano accanita resistenza. Dopo aspro combattimento riusciva ad avere ragione dell’avversario che si dava a disordinata fuga, lasciando sul terreno numerosi morti, armi e munizioni. Cineferà, Africa Orientale, 10 dicembre 1940
- Medaglia d’Argento al Valor Militare: Comandante di una banda, colpito a morte l’ufficiale comandante di altra banda con la quale trovavasi in ricognizione in terreno difficile ed insidiato da forti formazioni nemiche, benché ferito, assumeva il comando dei due reparti e, dando e controllando l’esecuzione degli ordini e animando gli uomini con la parola e con l’esempio, proseguiva l’azione che ultimava brillantemente con l’occupazione di importanti posizioni dalla quali batteva efficacemente il nemico costringendolo a retrocedere mentre predisponeva, organizzava e proteggeva lo sgombero dell’ufficiale ferito – poi deceduto – e delle altre perdite della giornata sino al posto di medicazione. Rientrava a missione ultimata in perfetto ordine dopo aver inflitto ai nemici rilevanti perdite. Già distintosi in precedenti azioni per capacità di comando, spirito di sacrificio e sprezzo della vita. Libò Ghiorghis, 16 gennaio 1940
- Medaglia d’Argento al Valor Militare: Sottufficiale dotato di coraggio ed arditezza non comune, ha dato cosciente prova di cosciente capacità di comando di reparti coloniali, che ha sempre condotto a molteplici e brillanti operazioni belliche. Con una banda ai suoi ordini attaccava decisamente preponderanti forze nemiche, riuscendo a sconfiggerle. Riattaccato da rinforzi sopraggiunti sosteneva brillantemente l’azione e benché ferito una seconda volta nella giornata, continuava, dalla barella, ad infiammare ed incitare i suoi gregari, che lanciati all’assalto, disperdevano definitivamente i nemici in fuga. Non lasciva il reparto, ma ne guidava il rientro, dopo aver provveduto al recupero dei caduti e dei feriti. Magnifico esempio di alte virtù militari. Cam Cam, 22 aprile 1940
- Medaglia d’Argento al Valor Militare: Comandante di una banda d’irregolari, la guidava contro forti nuclei di ribelli, trascinando ed animando con l’esempio i propri gregari. Durante un combattimento, rimasto con metà degli uomini a causa delle perdite subite, teneva salda la posizione, contrattaccando ripetutamente il nemico alla baionetta e spezzando la morsa che l’avversario stava stringendo attorno al suo reparto. Ricevuto l’ordine di ripiegare, con pochi uomini, ritardava l’azione dei ribelli. Esempio di coraggio e di elevato sentimento del dovere. Meschà Uollalè, Irrata Mens, 5 febbraio 1938
- Medaglia d’Argento al Valor Militare: Comandante di banda indigeni, si distingueva per capacità, spirito d’iniziativa ed esemplare ardimento nei combattimenti di Passo Assellei, Deivà Ghiorghis e Ambessà Masserià. Nel combattimento di Siftà Cuolisà, si lanciava impetuosamente alla testa dei propri uomini, all’attacoc di forti posizioni nemiche. Dopo lungo ed aspro combattimento, superando notevoli difficoltà di terreno, riusciva ad infrangere, nonostante le sensibili perdite, l’accanita resistenza nemica. Inseguiva poi con impeto travolgente, per lungo tratto, l’avversario al quale infliggeva gravi perdite. Passo Assellei-Deivà Ghiorghis-Ambessà Masserià-Siftà Cuolis, Africa Orientale Italiana, 4-7 aprile 1938; 13 ottobre 1938-6 luglio 1939
- Medaglia d’Argento al Valor Militare: Valorosissimo sottufficiale comandante di banda sempre distintosi per virtù militari, perizia, valore personale, audacia. Alla testa della sua banda si lanciava all’attacco di una munitissima posizione tenacemente difesa; la raggiungeva tra i primi, ingaggiava furiosa lotta corpo a corpo, infliggendo all’avversario gravi perdite ed obbligandolo alla fuga. Lo inseguiva, penetrava profondamente nello schieramento avversario, catturando un ras – il maggiore esponente della ribellione – armi, materiali e prigionieri. Esempio sommo di virtù militari. Passo Cinà, 22 giugno 1941
- Medaglia d’Argento al Valor Militare: Sottufficiale comandante di banda regolare più volte distintosi per valore e capacità di comando. In un duro contrattacco contro formazioni ribelli e numerose forze regolari nemiche che avevano conquistato una nostra importante posizione, con ardimento e perizia trascinava i propri ascari all’assalto e dopo violenta lotta, poneva in fuga l’avversario infliggendogli gravissime perdite. Superba figura di combattente e trascinatore. Debarek, 28-31 maggio 1941
- Medaglia di Bronzo al Valor Militare: Comandante di banda indigeni, durante un arduo combattimento svoltosi in terreno aspro e boscoso, trascinava ripetutamente all’attacco i propri uomini, dando prova di slancio e di non comune ardimento. Contrattaccato, reagiva prontamente ed alla testa del reparto, dopo ardua lotta ravvicinata, travolgeva la tenace resistenza nemica. Inseguiva poi l’avversario per lungo tratto e gli infliggeva nuove gravi perdite. Livò Ghiorghis, Africa Orientale Italiana, 28-29 novembre 1939
- Croce di Guerra al Valor Militare: Durante un aspro combattimento, recapitava più volte ordine ai reparti di prima linea sotto un nutrito fuoco avversario, dando prova di abnegazione e sprezzo del pericolo. Mai Ceù, 31 marzo 1936
A queste si aggiungono quattro Croci al Merito di Guerra, una Croce d’Oro per Anzianità di Servizio, nonché le Medaglie commemorative per le operazioni in Africa Orientale (Ruolo Combattenti) e per la guerra 1940-1943. Infine, per decreto del Presidente della Repubblica, la Croce di Grande Ufficiale (1973) e di Cavaliere di Gran Croce al Merito della Repubblica Italiana (1990).