Alfredo Notte, il Lanciere che scrisse col sangue il proprio testamento

Partì da un piccolo paesello molisano, il giovane Alfredo Notte. Di umili origini contadine, originario di Macchiagodena, in provincia di Campobasso, dove era nato nel 1918, conosceva fin da ragazzo il significato di una vita dura, fatta di lavoro nei campi e dietro alle greggi: ma non per questo si tirò indietro quando, nel febbraio 1940, giunse la fatidica cartolina rosa per espletare il servizio di leva. Si trovava pertanto sotto le armi Alfredo Notte, quando, nel giugno 1940, l’Italia di Benito Mussolini entrava ufficialmente nel secondo conflitto mondiale. Inquadrato nel Gruppo Cavalleria Aosta stanziato in Albania, dopo l’addestramento si imbarcò per raggiungere la città di Durazzo: la guerra, sebbene imperversava in Francia e nelle colonie dell’Africa Settentrionale e Orientale, sembrava lontana. Ma ben presto divenne drammaticamente vicina. Il 28 ottobre 1940 venne presa la fatidica decisione di “spezzare le reni alla Grecia” e nel riordinamento dei reparti italiani incaricati di procedere all’offensiva, il Lanciere Notte venne trasferito al Reggimento Lancieri di Milano, nel 3° Squadrone del VI Gruppo: da quel momento, prenderà parte continuamente alle operazioni, mettendosi fin da subito in luce per il coraggio dimostrato, offrendosi spesso per ricognizioni a cavallo e per pattuglie appiedate.

Alfredo NotteE poi venne il 10 aprile 1941. Qualche giorno prima, il 6, i Tedeschi avevano invaso la Jugoslavia e avanzavano a ruota libera in aiuto dell’alleato in difficoltà. Per non rimanere sulla difensiva, il comando italiano ordinò alla quasi totalità del fronte di attaccare in più punti, modo precedere le forze tedesche nei principali centri abitati. Anche ai Lancieri venne ordinato di muovere all’assalto, in località Ostreni Vogel, nei pressi del Torrente Drina. I combattimenti durano quasi due giorni, durante il quale venne versato il sangue di numerosi soldati di entrambi gli schieramenti. Muovendo contro le posizioni nemiche armi in pugno e baionette inastate, i Lancieri ingaggiarono un furioso combattimento: appiedato, Alfredo Notte venne raggiunto da una scarica di proiettili dei Greci. Ferito gravemente, cadde a terra e, ormai prossimo alla morte, con gli ultimi respiri incitò i suoi compagni a continuare la lotta, non pensando a lui, poiché ogni tentativo di salvargli la vita sarebbe risultato vano. E poco prima di chiudere gli occhi per sempre, il giovane Lanciere ebbe la forza di estrarre dalla tasca una cartolina scrivendovi sopra, con il sangue che fuoriusciva dalla proprie, poche parole, per quello che fu il suo testamento spirituale: Caduto per la Patria.

Assalto sul fronte grecoScriveva in quei giorni il Maresciallo Ugo Cavallero, Capo di Stato Maggiore Generale, nel suo diario: “Si combatte tenacemente da parte dei Greci e vi è anche tiro di medi calibri. Dal Golico al mare la resistenza nemica continua. Le perdite sono state di circa duemila al giorno e fino a ieri sono caduti trentasei ufficiali e ottanta sono stati feriti”. Alla Memoria del Lanciere Alfredo Notte venne conferita la Medaglia d’Oro al Valor Militare: “In due giornate di aspri combattimenti, primo tra i Lancieri appiedati, si lanciava più volte all’assalto contro munite posizioni. Colpito a morte, continuava ad incitare i compagni a proseguire nella lotta ad oltranza. Prima di spirare, con uno sforzo sovrumano, riusciva a vergare il suo testamento spirituale, scrivendo col suo sangue su di una cartolina del Reggimento: Caduto per la Patria. Riaffermava col suo gesto l’eroismo e la dedizione del soldato italiano alla Patria. Ostreni Vogel, Fronte Greco, 10-11 aprile 1941″.