Così fece scrivere il Generale Armando Diaz, in un encomio collettivo conferito a quella classe di soldati richiamati nati nel 1899 passati poi alla storia come I Ragazzi del ’99: “I giovani soldati della Classe 1899 hanno avuto il battesimo del fuoco. Il loro contegno è stato magnifico e sul fiume che in questo momento sbarra al nemico le vie della Patria, in un superbo contrattacco, unito il loro ardente entusiasmo all’esperienza dei compagni più anziani, hanno trionfato. Alcuni battaglioni austriaci che avevano osato varcare il Piave sono stati annientati: 1200 prigionieri catturati, alcuni cannoni presi dal nemico sono stati riconquistati e riportati sulle posizioni che i corpi degli Artiglieri, eroicamente caduti in una disperata difesa, segnavano ancora. In quest’ora, suprema di dovere e di onore nella quale le armate con fede salda e cuore sicuro arginano sul fiume e sui monti l’ira nemica, facendo echeggiare quel grido Viva l’Italia che è sempre stato squillo di vittoria, io voglio che l’Esercito sappia che i nostri giovani fratelli della Classe 1899 hanno mostrato d’essere degni del retaggio di gloria che su loro discende”. Quando i giovani “soldatini” ebbero il loro battesimo del fuoco era il novembre 1917 e veniva combattuta la battaglia di arresto dopo lo sfondamento del fronte a Caporetto: grazie a quei ragazzi il Regio Esercito fu di nuovo unito, compatto, come un sol uomo. Grazie a quei giovani cresciuti troppo in fretta, fu evitata la disfatta.
Molti di loro mentirono sulla loro età, arruolandosi volontari tra i Bersaglieri e gli Arditi. Come Alberto Riva Villasanta, che all’atto dell’arruolamento falsificò il suo certificato di nascita, essendo nato il 20 agosto 1900. Partì volontario il giovane Alberto, lui che proveniva da una famiglia di solide tradizioni militari già prima della chiamata alle armi della Classe 1899. Fuggì di casa ai primi di ottobre 1917, venendo inquadrato nel 90° Reggimento Fanteria della Brigata Salerno, prendendo parte ai duri combattimenti seguiti alla rotta di Caporetto, sul Monte Grappa e sul Piave. Scoperta la sua vera età, i suoi superiori decisero di congedarlo e rimandarlo a casa, nonostante avesse sempre preso parte, con eccezionale coraggio, ad ogni scontro e battaglia a cui il suo Reggimento venne chiamato. Ma servire il Regio Esercito con indosso il panno grigio-verde per Alberto era più che una missione, era un dovere, morale prima di tutto: il padre Antonio, decorato con due Medaglie d’Argento al Valor Militare, Maggiore della Brigata Sassari, cadde sull’Altipiano di Asiago il 7 giugno 1916, mentre il nonno Antonio era uno degli Eroi caduti nella battaglia di Adua del 1896. Per questo, quando iniziò il corso allievi ufficiali nel 1918, ne uscì classificandosi al primo posto, con il grado di Aspirante e poi con quello di Sottotenente, venendo destinato, su domanda, all’8° Reggimento Bersaglieri, comandando un plotone delle Fiamme Cremisi, gli Arditi inquadrati nel Reggimento. Alberto Riva Villasanta dimostrò nuovamente il suo valore: tra il 15 e il 24 giugno 1918 combatté durante la Battaglia del Solstizio, all’occupazione di Fagaré e dell’isola Caserta sul Piave.
Era metà agosto 1918 quando per le sue azioni, si meritò la Medaglia d’Argento al Valor Militare: “Nelle operazioni per la conquista dell’Isola Caserta, sul Piave, alla testa di un Plotone di Arditi dava prova di grande arditezza e di alte virtù militari, disimpegnando un delicato compito affidato al suo Reparto e cooperando a respingere furiosi contrattacchi dell’avversario. Piave, 14-15 agosto 1918″. Ed è a questo punto che il Sottotenente Alberto Riva Villasanta entra nella leggenda. A poche ore dalla cessazione delle ostilità, i Bersaglieri entravano nella piccola frazione di Torsa, al Bivio Paradiso: una mitragliatrice austriaca, appostata su di un campanile, ne stroncava la giovane vita, colpendolo in piena fronte mentre si trovava ancora una volta alla testa dei suoi Bersaglieri. Erano le 14.45 del 4 novembre 1918: quindici minuti dopo, una sirena annunciava agli eserciti la fine della guerra. Alla sua memoria venne conferita la Medaglia d’Oro al Valor Militare alla Memoria: “Adolescente ancora trasse volontario alla guerra, assumendone i rischi maggiori. Comandante degli Arditi di un Reggimento Bersaglieri, fu valoroso tra i valorosi. Delle più rischiose imprese primo a chieder l’onore, spesso prevenne l’ordine con l’esecuzione e, al suo reparto, provato ad ogni cimento, fu ognora esempio di sublime eroismo. Con fede ardente nella vittoria, nei giorni che precedettero l’offensiva della riscossa, riuscì a trasfondere nei suoi uomini quella forza ed energia combattiva che fu consacrata sul campo da una magnifica gara di eroici ardimenti. Nel passaggio del Piave e della Livenza, respinti con infrenabile ardore violenti contrattacchi, sempre primo fra i primi, bello di sublime furore, seppe, con audace fermezza, trascinare le sue truppe in vari travolgenti assalti sbaragliando ovunque il nemico. Pochi istanti prima della cessazione delle ostilità, infrante in un supremo attacco le disperate difese avversarie, cadde gloriosamente sul campo, esempio magnifico di sacrificio per la grandezza della Patria. Piave-Livenza Tagliamento 27 ottobre-4 novembre 1918″.