“Sul Ponte di Perati, bandiera nera, l’è il lutto degli Alpini che van a la guerra” cantavano le Penne Nere in tempo di guerra. La gloriosa Divisione Julia, la stessa delle centomila gavette di ghiaccio narrateci dalla penna di Giulio Bedeschi, nell’autunno del 1940, venne inviata in Grecia a seguito dell’attacco italiano: lungo la frontiera greco-albanese sorgeva la cittadina di Perati, la cui caratteristica era un ponte ad un’unica arcata. E proprio lungo questo settore di fronte, dove ebbe inizio la campagna di Grecia, tra fango e neve, gli Alpini pagarono a caro prezzo la sottovalutazione delle forze nemiche e la non piena conoscenza del territorio, nonostante da settimane i comandi italiani ricevessero continue informative e relazioni da parte del Servizio Informazioni Militare, l’intelligence tricolore, guidato dal Generale Cesare Amé. Appoggiati dal fuoco delle artiglierie, i soldati italiani tentarono a più riprese l’attacco: l’avanzata si fece più difficile del previsto, tanto che in alcuni punti del fronte le forze italiane dovettero retrocedere fin oltre le posizioni di partenza, lasciando l’iniziativa alle truppe greche.
Durante gli scontri che si protrassero fino al dicembre 1940, senza che si avessero grossi mutamenti sulla linea del fronte, prese parte ai combattimenti anche un giovane Sottotenente di ventiquattro anni, originario di Milano: Luciano Brambilla. In servizio come Artigliere nel 131° Reggimento Artiglieria Centauro, cadde alla testa dei suoi uomini, così come riporta il Corriere della Sera del 18 febbraio 1941: “Il Colonnello Comandante il Reggimento ha scritto al padre esprimendo tutto il cordoglio del Reggimento stesso per la perdita del valoroso Ufficiale, caduto in mezzo ai propri Artiglieri e dopo aver fatto tuonare fino all’ultimo i suoi cannoni. Anche altri Ufficiali del Reggimento hanno inviato lettere nelle quali testimoniano della fede ardente che sempre aveva animato il giovane Ufficiale, proposto per un’alta ricompensa al Valore, e del suo ardimentoso contegno nell’episodio in cui ha fatto generoso olocausto alla Patria della vita”. Venne decorato di Medaglia di Bronzo al Valor Militare alla Memoria: “Sottocomandante di Batteria, nel corso di un combattimento, dovendo spostare i pezzi, di iniziativa, rimaneva con uno solo di essi sulla postazione e proseguendo il tiro fronteggiava la reazione avversaria, riuscendo così a coprire il movimento del Reparto. Lasciava infine la posizione col pezzo più volte colpito. Successivamente sottoposto al tiro di controbatteria nemica, disdegnava di rimanere nel ricovero e dirigeva il fuoco allo scoperto finché, colpito a morte, cadeva eroicamente tra i suoi cannoni. Perati, 19 novembre 1940-Permeti, 2 dicembre 1940”.
Il Sottotenente Brambilla fu uno degli oltre tredicimila caduti italiani sul fronte greco: tanti altri rimasero feriti, congelati e dispersi. Di questi ultimi, quasi quattromila, nessuno ha saputo più nulla. Cantavano ancora gli Alpini: “Quelli che son partiti non son tornati. Sui monti della Grecia sono restati”. Non tornò dai monti della Grecia anche un altro giovane ufficiale, il Sottotenente Enzo Piceci, primo caduto dei GUF milanesi, i Gruppi Universitari Fascisti. Figlio di un reduce della Grande Guerra decorato al Valor Militare, prestava servizio nella 27a Batteria Alpina. Così lo ricorda il Corriere della Sera del 22 febbraio 1941: “Il 18 dicembre il Sottotenente Piceci raggiungeva a Quota 1184 la posizione assegnatagli come Ufficiale Osservatore. Il giorno 27, a Quota 1184, erano ridotti in pochi. Il nemico attacca in forze: parecchi cadono. Rimangono sulla vetta il Piceci, un Sottotenente degli Alpini, un Alpino ferito. Piceci corre ad una mitragliatrice e il Sottotenente degli Alpini lo coadiuva, indicandogli le file che incalzano. Spara ben due nastri, poi il Sottotenente degli Alpini rimane ferito. Piceci inizia il terzo nastro: una raffica lo coglie in petto. Una sola parola: mamma e si accascia fulminato sull’arma”. Venne decorato di Medaglia d’Argento al Valor Militare alla Memoria: “Ufficiale di Artiglieria Comandante di pattuglia per meglio assolvere il proprio compito sceglieva l’osservatorio in posto particolarmente adatto, per quanto fortemente battuto da artiglieria avversaria. Durante un attacco nemico in forze soverchianti, noncurante degli intensi tiri dell’artiglieria avversaria, osservava il tiro delle batterie con serenità e coraggio esemplari. Visto cadere il Comandante di un Plotone Alpini a lui vicino, assumeva di sua iniziativa il comando del reparto, resistendo a lungo all’attacco avversario. Resosi inutilizzabile il fucile mitragliatore, si lanciava contro un gruppo di nemici con bombe a mano e continuava l’impari lotta, fino a quando anch’egli veniva colpito a morte. Monte Bregianit, fronte greco, 27 dicembre 1940”.