LA DEPORTAZIONE DEI CITTADINI BELGI IN GERMANIA
“Ogni uomo sopra i diciassette anni deve presentarsi l’8 novembre a Place Saint Paul (Nivelles) alle 8:00 ora belga. E’ permesso solo un piccolo bagaglio a mano. Chi non si presenterà sarà deportato con la forza in Germania, multato e incarcerato”. L’avviso è del giorno prima. L’amministrazione tedesca dei territori occupati trova così la manodopera da spedire chissà dove. L’8 novembre tocca a molti e non solo a Nivelles. In prima fila, a protestare con le Potenze neutrali, c’è il Cardinale Mercier, costante spina nel fianco del Governatore von Bissing. Come sempre. “Ogni giorno le autorità militari deportano dal Belgio in Germania migliaia di cittadini inoffensivi, obbligandoli ai lavori forzati. […] Non solo i disoccupati, ma tutti gli uomini abili vengono ora caricati su treni merci come fossero schiavi. Tra gli annunci e la deportazione corrono sole ventiquattro ore”. Appena un giorno per salutare la famiglia, la tua terra, i tuoi averi e finire a lavorare per chi ti ha tolto tutto. I giornali ne parlano, ma poco. Un po’ perché le informazioni sono poche, un po’ perché non fa più notizia. Su La Stampa c’è però un articolo meraviglioso di Marcello Prati, voce fuori dal coro se ce n’è una. Spiega come io non potrei mai fare l’essenza del fronte occidentale: “Chi sarà sconfitto potrà dirsi vinto solo all’ultimo istante, forse neanche allora. E la più profonda terribilità della tragedia è che qui si combatte una gran guerra virtualmente finita, ma che potrebbe essere benissimo solo agli inizi. Finita perché, da quanto risulta qui, la Germania è già vinta e nulla più potrà risparmiarle una tangibile sconfitta. Forse solo agli inizi perché, nonostante tutto, la Germania non ha ancora la più remota idea di darsi per vinta e lo farà solo se svenata in campo e invasa. […] Questa guerra ha l’inarrestabilità delle cose cosmiche. Andrà avanti”. Bisogna aggiungere altro? Forse sì, una riflessione precedente. La Piccardia fu il tavolo da gioco anche della guerra dei cent’anni, due battaglie su tutte: Crécy e Azincourt. Anche allora i protagonisti erano di origini francesi, tedesche e britanniche. “Chissà quale diavoleria non permise mai alle tre razze di andare d’accordo? Non andarono mai d’accordo che in due, contro la terza. La Storia si balocca da duemila anni a mutare la disposizione dell’eterno triangolo, a imprimergli rotazioni cicliche. A turno una delle tre fu in disgrazia e conobbe il ferro e il fuoco delle altre due. Oggi si svolge un nuovo capitolo. […] Pensate ai miracoli che saprebbero pur compiere queste tre razze meravigliose se riuscissero a trovare la concordia. Potrebbero dettare buona legge a tutta la terra, mutarla in un paradiso. Ma il vento ci spazza dal capo i torpori di un mattino autunnale, ci sgrida, non è né il tempo né il luogo per rimbambire. Il paradiso in terra fu sperimentato una volta e fallì”.