WILSON, RIELETTO PRESIDENTE USA
And the winner is: Charles Evans Hughes. Applausi scroscianti. No, non è vero. E’ una clamorosa cantonata presa da tutto il mondo. Il 7 novembre è Woodrow Wilson a essere rieletto alla Casa Bianca, ma i risultati saranno ufficializzati solo tra qualche giorno. Errore dettato dalla fretta. Quando i quotidiani vanno in stampa è avanti il candidato repubblicano, ma i dati sono parziali. Normale in un paese come gli Stati Uniti, dove tra New York e San Francisco passano oltre 4.000 chilometri e tre fusi orari, più o meno come tra Roma e l’Afghanistan. Nel concitato balletto di cifre Wilson rimonta. Al pareggio viene il bello, perché entrambi si proclamano vincitori. E alla fine c’è il sorpasso democratico. Il problema per i giornali europei viene ora: saranno tutti costretti a pubblicare imbarazzanti retromarce. Per ingraziarsi il nuovo establishment americano e in preda alla propaganda bellica, avevano pubblicato il massacro del supposto ex-Presidente, portando in trionfo la figura di Hughes; “Vedrete ora come cambierà la musica…” Ecco, la musica non cambia e probabilmente non lo avrebbe fatto comunque. Wilson torna presto un grande statista, capace di traghettare l’America dalla tempesta a un futuro radioso. Al fronte la guerra prosegue fregandosene delle elezioni statunitensi, in un perpetuo botta e risposta. Illuminante il bollettino Alleato: “Sulla Somme continuiamo instancabili ad attaccare le posizioni tedesche. […] Malgrado il particolare accanimento dei combattimenti non bisogna tuttavia ingannarsi sulla loro reale portata”. I risultati migliori li ottengono i francesi, impadronitisi di Ablaincourt-Pressoir. Sul fronte rumeno Bucarest annaspa e si difende come può, ma c’è una buona notizia: in Dobrugia è arrivato il generale Sakharov con i rinforzi russi.
Davide Sartori
Davide Sartori