ACCADDE OGGI: 7 DICEMBRE 1916
L’esercito rumeno continua a ripiegare su tutti i fronti verso nord-est, in cerca di appoggio sulle principali linee russe; il 7 dicembre si combatte a Oituz e nella valle del Trotuş, la Valacchia è più o meno tutta nelle mani austro-bulgaro-tedesche. I commenti sui giornali occidentali sono severi, un mix tra delusione e frustrazione: “Gli avvenimenti rumeni devono servir da lezione all’Intesa. Non è solo la Romania a soffrire della inetta campagna. Il nemico ha dato al suo esercito e al suo popolo una clamorosa prova d’incoraggiamento, ha stupito il mondo intero ancora una volta. […] Ma la Romania ha ben poco di cui lagnarsi. Bucarest deve tener conto delle proprie responsabilità. L’improvvisa entrata in guerra ha impedito una preparazione adeguata. […] Anche la Romania è stata ipnotizzata dalla carta geografica e questo ipnotismo danneggia tutta la strategia Alleata. Non riusciamo a liberarcene. […] Non pensiamo a riconquistare i territori persi, in questo momento dobbiamo solo dominare il nemico. Risistemeremo l’atlante geografico dopo la vittoria”.
Tre è il numero magico. Tre sono state le supposizioni fatali, i calcoli errati nel piano dell’Intesa: si era convinti che la Romania fosse pronta alla guerra; che i russi potessero aiutarla davvero; che l’offensiva di Sarrail fosse così veemente da invadere la Bulgaria.
Nulla è andato come avrebbe dovuto. E gli Imperi centrali hanno messo le mani su un vero tesoro. L’Intesa ha i nervi a fior di pelle e per prima cosa mostra i muscoli alla Grecia: il blocco totale delle coste elleniche è deciso e ufficializzato, l’embargo inizierà l’indomani alle otto di mattina e non sarà tolto finché Atene non avrà rimediato al pasticcio. Per tutta risposta un nuovo contingente di truppe greche si è già concentrato attorno alla capitale. Alleati sotto pressione anche per questioni di politica interna. Londra è in piena crisi e una scrollatina non se la nega neanche Parigi: dopo una decina di sedute segrete il Parlamento francese conferma la fiducia al Governo, ma in 117 votano contro. Il Premier Briand annuncia una riorganizzazione generale dell’esecutivo e del comando. Chiudiamo con Berlino: la Germania, per nulla toccata dal biasimo internazionale, ricusa la protesta belga qualificandola come “infondata”.
Davide Sartori
Tre è il numero magico. Tre sono state le supposizioni fatali, i calcoli errati nel piano dell’Intesa: si era convinti che la Romania fosse pronta alla guerra; che i russi potessero aiutarla davvero; che l’offensiva di Sarrail fosse così veemente da invadere la Bulgaria.
Nulla è andato come avrebbe dovuto. E gli Imperi centrali hanno messo le mani su un vero tesoro. L’Intesa ha i nervi a fior di pelle e per prima cosa mostra i muscoli alla Grecia: il blocco totale delle coste elleniche è deciso e ufficializzato, l’embargo inizierà l’indomani alle otto di mattina e non sarà tolto finché Atene non avrà rimediato al pasticcio. Per tutta risposta un nuovo contingente di truppe greche si è già concentrato attorno alla capitale. Alleati sotto pressione anche per questioni di politica interna. Londra è in piena crisi e una scrollatina non se la nega neanche Parigi: dopo una decina di sedute segrete il Parlamento francese conferma la fiducia al Governo, ma in 117 votano contro. Il Premier Briand annuncia una riorganizzazione generale dell’esecutivo e del comando. Chiudiamo con Berlino: la Germania, per nulla toccata dal biasimo internazionale, ricusa la protesta belga qualificandola come “infondata”.
Davide Sartori