Termina la nona battaglia dell’Isonzo - I nostri guadagni sono minimi e le perdite massime
E’ stata la più sanguinosa delle tre spallate d’autunno. La nona battaglia dell’Isonzo si esaurisce il 4 novembre; il palcoscenico resta in mano alle contrapposte artiglierie. I tanto sbandierati successi italiani nell’ultima giornata si limitano alla difesa sui contrattacchi asburgici, ma in tutto questo l’agenzia Stefani sogna, vaneggia, un nostro straripamento e la fuga in rotta degli austro-ungarici. A spallate concluse i nostri guadagni sono minimi e le perdite massime, circa 80.000 uomini da entrambe le parti, un po’ meno per gli asburgo. Non un buon affare. Per i giornali sono stati tre grandi balzi avanti, in realtà sembrano più tre piccoli saltelli, quasi sul posto. E’ vero, abbiamo conquistato alcune alture importanti, ma il massiccio collinare dell’Ermada tiene ancora in scacco la nostra ala destra a Monfalcone. I sacrifici non sono giustificati, il prezzo troppo alto, il bilancio in deficit. Sul terreno diplomatico la Norvegia tiene il punto e risponde picche alla nota tedesca sul transito dei sottomarini. Oslo è convinta di aver ragione e non cede alle velate minacce. Berlino non la prende bene, ma deve mordersi la lingua: la Svezia ha fatto sapere di appoggiare la Norvegia. Politica protagonista anche a Vienna, dove è annunciata la prossima autonomia amministrativa della Galizia.
Davide Sartori