L'offensiva romena nella valle del Jiu - Gli austro-tedeschi sono costretti a ripiegare
“Sempre così: quando una sorpresa ci dà in mano qualche centinaio di prigionieri e qualche trincea, il nemico se l’ha subito a male. Quasi l’avessimo indebitamente offeso, il nemico non perdona. Sostituisce le forze che ha perso con altre, dispone per la ripresa dell’azione e, la sera successiva, torna a sbattere le corna contro le posizioni e contro i nostri”. Lo scriveva Luigi Ambrosini dal fronte italiano, ma si adatta bene alla maggior parte dei contesti. A Verdun per esempio, dove i tedeschi reagiscono allo scacco subito. E in Romania, dove Bucarest raccoglie le forze, frena la ritirata generale e si prepara a resistere. Anzi, fa di più: nella valle del Jiu, uno degli ingressi alla Valacchia, passa alla controffensiva e il 27 ottobre costringe gli austro-tedeschi a ripiegare. La Romania ne ha ancora, non si sa per quanto, ma ne ha ancora. Nella notte, coperta dalla nebbia, una flottiglia tedesca prova a colpire un convoglio britannico nella Manica. La sortita è un insuccesso: lo scontro si chiude con due cacciatorpediniere perse a testa e un solo trasporto affondato, la Queen Mary, peraltro scarica.
Davide Sartori
Davide Sartori