Armistizio tra Alleati e Grecia Atene accetta di consegnare sei delle proprie batterie da campo
Armistizio. Dopo una giornata di scontri, le forze Alleate e il Governo greco stipulano un armistizio. Atene si impegna a ristabilire l’ordine pubblico, eliminare le barricate erette in ogni quartiere e accetta di consegnare sei delle proprie batterie da campo. L’Intesa ritira le sue truppe dalla capitale e di fatto rinuncia al controllo sull’amministrazione ellenica. La tensione resta alle stelle, ma almeno si è riottenuta una relativa, seppur fragile, calma. L’opinione pubblica Alleata ha il sangue agli occhi. Molti commenti vengono censurati, ma tra gli scampati al taglio c’è quello dell’Echo de Paris: “Difendiamo il nostro onore, vendichiamo i nostri morti. Ad Atene bisogna fare tabula rasa. Si punisca il Governo, si blocchi la Grecia e si riduca alla fame”. Parole concilianti. Il pensiero è però abbastanza condiviso: armistizio o no, la Francia sequestra le navi greche ancorate nei suoi porti, mentre l’Intesa prepara un embargo coi fiocchi. Chi non è punto sul vivo dai fatti ateniesi è la Russia. Il 2 dicembre Pietrogrado è concentrata sulla riapertura della Duma e sull’interessante discorso del neo-Premier Trepov: “La lotta sarà condotta fino alla fine. Vittoria a ogni costo, vittoria completa e definitiva. Le chiavi del Bosforo e dei Dardanelli stanno sulla porta di Costantinopoli. Ecco il sogno del popolo russo. Ebbene, queste aspirazioni stanno per realizzarsi. […] Gli interessi della Russia sono ben compresi dai nostri fedeli alleati ed è per questo che l’accordo concluso nel 1915 stabilì in modo definitivo il diritto della Russia sugli Stretti e su Costantinopoli”. Dunque niente “status quo ante”. Parole anche per le regioni polacche da riconquistare e per quelle da strappare ai nemici, così da ricostituire un libero Regno di Polonia unito all’Impero zarista. In conclusione Trepov getta uno sguardo alle questioni interne: in primis il problema degli approvvigionamenti, con industrie da costruire, produzione da aumentare e nuove ferrovie da tracciare. Politica protagonista anche al Reichstag, chiamato a discutere e votare sul progetto di coscrizione civile. Tutti favorevoli tranne la minoranza socialista: “Questa legge viola la libertà di chi ce l’ha ancora. Significa sottomettere tutti i cittadini all’illimitata coercizione del Governo”. Sul fronte rumeno è impegnata una grande battaglia lungo l’Argeș, Bucarest accusa tutta la pressione del caso. A nord, nei Carpazi orientali, l’offensiva russa procede, ma lenta e tra mille difficoltà. Violenta anche la controffensiva lanciata in Dobrugia, ma entrambe le azioni sono di alleggerimento, dei diversivi, troppo lontane per aiutare sul serio Bucarest.
Davide Sartori
Davide Sartori