BUCAREST SOFFRE NEI CARPAZI MERIDIONALI
“Abbiamo respinto tutti gli attacchi del nemico”. E’ la frase più utilizzata nel bollettino rumeno, ricorre quattro o cinque volte in poche righe. Letti in maniera superficiale sembrano tanti successi, ma c’è un altro significato, implicito, il rovescio della medaglia: lungo tutto il fronte è il nemico a tenere in mano il pallino delle operazioni, a dettare il gioco. Bucarest soffre nei Carpazi meridionali, limitando i danni solo a nord, verso la Bucovina, a Vatra Dornei, dove le sue armate incontrano quelle russe, e in Dobrugia, dove Mackensen è ancora bloccato, in attesa del momento propizio. Clima frizzantino ad Atene: i lealisti scendono in piazza contro l’Intesa e, appoggiati dai riservisti e dai marinai delle navi consegnate agli Alleati, si azzuffano con i venizelisti. Nervosismo inevitabile nell’anarchia greca. Per ristabilire l’ordine pubblico, il 16 ottobre gli anglo-francesi sbarcano altri uomini al Pireo e occupano edifici chiave della capitale. L’Intesa deve anche zittire le petulanti indiscrezioni svizzere: Pietrogrado smentisce seccata l’ipotesi di una pace separata con la Germania. “Sono voci messe in giro da agenti stranieri per destabilizzare Alleati e neutri”. E far pressione sui polacchi.
Davide Sartori
Davide Sartori