13 Ottobre, 1916 CONTINUANO I COMBATTIMENTI SUL CARSO
A dettar legge è la frenesia di assalti e contrattacchi, la bolgia infernale di posizioni conquistate, perse, poi riconquistate e riperse. I pochi a tornare incolumi spesso non proferiscono parola. Sul Carso continuano i combattimenti, ma il 13 ottobre siamo già alle battute finali dell’offensiva. E’ chiaro. I progressi sono sempre più risicati, l’esercito asburgico è ben trincerato e il meteo peggiora, nevischia. Stessa musica più a nord, lungo l’Isonzo, sul Monte Nero e verso le alture di Plezzo e Tolmino. La battaglia si evolve anche sul fronte rumeno: in Dobrugia la situazione è immutata, ma nei Carpazi meridionali gli austro-tedeschi si scagliano contro le creste del confine rumeno. L’esercito di Bucarest ripiega, contiene a fatica l’urto sui passi di Predeal e Buzău, ma non riesce a chiudere del tutto la guardia: quello resta un punto vulnerabile, lì uno sfondamento minaccerebbe la capitale. Al riguardo i giornali riferiscono le parole di Lloyd George: ora il Governo Britannico riconosce la necessità di dare appoggio alla Romania, contro cui la Germania concentra tutte le sue forze; l’Intesa farà tutti gli sforzi necessari per proteggerla. Bene, ma guardando una carta geografica si intuisce al volo come quella “Intesa” si riferisca alla Russia, l’unica in grado di intervenire in tempi plausibili. La domanda è: Pietrogrado è nelle condizioni di salvare Bucarest? Difficile. Un po’ a sorpresa gli Alleati riconoscono il nuovo Governo ateniese, appena piegatosi all’ennesimo ultimatum, nonostante la solita, formale protesta. Re Costantinopreferisce accettare qualsiasi umiliazione piuttosto che entrare in guerra: è sempre convinto della superiorità bulgaro-tedesca, ipotizza una Romania sconfitta a breve e non ha nessuna intenzione di fare la stessa fine della Serbia. A Berlino c’è nuovo lavoro per la diplomazia: i rapporti con la Norvegia si sono incrinati per l’affondamento di alcuni piroscafi e il sequestro di qualche carico. Oslo ha scelto la via dell’intransigenza, proibendo a qualsiasi sottomarino non solo lo scalo nei suoi porti, ma anche la semplice navigazione nelle sue acque territoriali.
Davide Sartori
Davide Sartori