Notiziario: Abbattuto, perduto e poi ritrovato: omaggio al pilota americano che morì nei campi del Bolognese Abbattuto, perduto e poi ritrovato: omaggio al pilota americano che morì nei campi del Bolognese I

Abbattuto, perduto e poi ritrovato: omaggio al pilota americano che morì nei campi del Bolognese Abbattuto, perduto e poi ritrovato: omaggio al pilota americano che morì nei campi del Bolognese I

Il suo P47 fu centrato dalla contraerea tedesca nel '44; cinquant'anni dopo, scavando, riemerse con le armi e le spoglie del soldato. Che finalmente ha un nome: Paul R. Joyce, e può essere dunque ricordato là dove cadde. Anche grazie a una mostra fotografica e un documentario
"Questa è una storia di guerra. La storia di un pilota, del suo aereo e della missione da cui non fece ritorno. È la storia degli uomini che lo ritrovarono nel 1993 e di quelli che ora vogliono raccontarla, perché il ricordo di quell’episodio non vada perduto". Può sembrare l'introduzione di un kolossal cinematografico, è invece una storia vera, verissima, un frammento del Novecento che merita di essere raccontato. Che ha per scenario le campagne e le colline della Valsamoggia, nel Bolognese, che ha un inizio nella Seconda guerra mondiale, e una fine nei giorni nostri, con l'omaggio al caduto. Come in tutte le storie, c'è il colpo di scena: è datato 1993: a quasi cinquant'anni dalla morte del protagonista, i suoi resti vengono cercati e ritrovati. E la storia, che sembrava sepolta sotto la polvere dei decenni e le zolle di terra, ha un nuovo, inaspettato inizio.

Prologo. Siamo nel 1944, infuria il secondo conflitto mondiale. A bordo di un aereo Republic P 47 Thunderbolt che sta sorvolando le campagne emiliane c'è un giovane pilota statunitense, si chiama Paul Regis Joyce e ha 22 anni. Non sa che i campi di Pragatto, località di Crespellano (non siamo troppo lontani in linea d'aria dalla via Emilia), sono l'ultima cosa che i suoi occhi potranno vedere. E forse non fa nemmeno in tempo ad accorgersi che i colpi della contraerea tedesca lo centrano in pieno. Buio.

Una scena che rimane impressa in molti testimoni. Lo hanno visto cadere anche da Monte San Pietro, quell'aereo americano. E nessuno dimentica, nemmeno ad anni di distanza. Ne passano quasi cinquanta - e arriviamo agli inizi degli anni Novanta - ma qualcuno che c'era, che ha visto, è ancora vivo, e probabilmente, ogni tanto, ripensa e racconta quell'evento. Fino a quando qualcuno non decide di scavare, di cercare quel P47. E' il 1993: ne vengono trovati i rottami, e otto mitragliatrici. Ma anche qualcosa di più prezioso: quel che è rimasto delle spoglie del giovane pilota: poche ossa, brandelli di divisa, alcuni oggetti personali.

"Ritrovare i resti di un aereo militare americano nel proprio campo o nel campo del vicino dopo aver ascoltato tanti racconti di guerra – spiegano dall'Anpi di Monte San Pietro –, fa senz’altro sentire che si sta contribuendo a fare la Storia, crea un sentimento di orgoglio e commozione perché con quell’agire collettivo, dissotterrarlo fu un lavoro di squadra, si contribuisce a ricordare quelle tante giovani vite perdute per la libertà e la democrazia dell’Italia. Anche adesso dopo tanti anni, la storia dell’aereo è cominciata dal momento che è venuto giù".

Quelli ritrovati sono però resti anonimi. E', di fatto, ancora un milite ignoto. Ma ci sono alcuni elementi che, con pazienza, possono portare a un nome. Il tipo di velivolo, la missione, gli oggetti personali: si arriva, col tempo, grazie alla rete e alle ricerche di più persone, a un nome, quello di Paul Regis Joyce, e si rintracciano persino i suoi parenti. Il Dna conferma, ed è tempo, dopo oltre mezzo secolo, che le spoglie del pilota tornino oltreoceano, per essere conservate nel cimitero militare di Arlington, Virginia.

E arriviamo così ai giorni nostri. Anzi, al prossimo sabato, il 7 ottobre, quando quella terra che è stata per così tanto tempo la sua tomba senza fiori e senza mostrine lo omaggerà come si deve, con un cippo commemorativo: sarà inaugurato alle 11 nei pressi del rio Martignone, a Pragatto, oggi territorio del Comune di Valsamoggia, laddove il P47 di Paul R. Joyce precipitò, 73 anni fa: e ci saranno i suoi famigliari. Nel pomeriggio, sarà invece Monte San Pietro a ricordarne la figura, alla Badia con la mostra fotografica "Flight Goggles", e la presentazione del documentario "Mission n.AO#54", che nasce dalle testimonianze raccolte.

Perché la storia di Joyce sembra davvero la trama di un film, ma è una pagina di storia. "Le storie locali, quelle che a volte rischiano di andare perse - dice bene il sindaco di Monte San Pietro Stefano Rizzoli -  hanno lo stesso valore delle grandi storie; la memoria va preservata e nutrita proprio anche di questi episodi".