9 settembre 1943 /La tragica fine della Regia Nave Roma

Rappresentava il meglio della produzione navale bellica italiana della seconda guerra mondiale. Fu danneggiata prima da un bombardamento aereo statunitense e poi affondata dai tedeschi

L’8 settembre 1943, l’ammiraglio Carlo Bergamini, Comandante Supremo delle Forze Navali da battaglia della Regia Marina si apprestava a uscire nella rada del  porto di La Spezia con la sua imponente flotta pronta per salpare e contrastare le forze da sbarco  alleate a Salerno in base agli ultimi ordini ricevuti da Supermarina.
La Forza navale della Regia Marina era così composta: la 9^divisione con le moderni corazzate ROMA, ITALIA, VITTORIO VENETO; la 7^divisione Incrociatori: Eugenio di Savoia, Duca d’Aosta, Montecuccoli; la 8^divisione Incrociatori: Duca degli Abruzzi, Garibaldi, Attilio Regolo; la 12^divisione Cacciatorpedinieri: Mitragliere, Fuciliere, Carabiniere, Velite; la 14^ divisione Cacciatorpedinieri: Legionario, Oriani, Artigliere, Grecale.
Alle ore 12.30 Il Capo di Stato Maggiore della Marina, ammiraglio De Courten, ignaro delle vicissitudini politiche svoltesi in segreto in quei giorni e in base agli ultimi accadimenti avvenuti, diede ordini all’ammiraglio Bergamini di annullare la missione di attacco verso gli alleati diretti verso Salerno e di portare la flotta verso l’isola della Maddalena e di predisporre l’auto affondamento di tutte le unità. Alle 18.00 dell’8 settembre, sua Maestà il Re Vittorio Emanuele III comunicò le decisioni politiche e militari di resa incondizionata (già firmate in segreto il 3 settembre a Cassibile) al Capo di stato maggiore della Marina il quale fortemente contrariato e amareggiato delle decisioni  di consegnare le navi agli alleati  rispose che aveva disposto l’immediato auto affondamento dell’intera Forza navale. L’otto settembre 1943 l’Italia si arrende agli anglo americani, la notizia viene diffusa ufficialmente alle ore 18.30 dal Capo del Governo maresciallo Pietro Badoglio per radio all’intero popolo italiano, proclamando l’armistizio e decretando di cessare ogni ostilità contro le forze anglo-americane in ogni luogo, dando inizio un tristissimo e lungo periodo nefasto, considerando che i Tedeschi da alleati erano diventati nemici, pertanto gli scenari bellici si erano trasferiti sull’intero territorio italiano. L’armistizio imponeva  le regole di resa all’Italia e le determinazioni per iniziare le vari fasi della resa  e cooperare nelle cause degli alleati. La prima condizione  imponeva al neo governo italiano di emanare disposizioni ai Capi di Stato Maggiore di ciascuna Forza Armata di deporre e consegnare le armi ed arrendersi in base alle disposizioni emanate.
Alla Regia Marina il Comando alleato impose che tutte le unità da guerra dovessero lasciare i porti per recarsi in mare e raggiungere i porti della Sardegna in attesa di nuove disposizioni, inoltre le unità impossibilitate nel muoversi dovevano auto affondarsi per non cadere in mano dell’esercito tedesco.
Alle 02.30 del 9 settembre l’ammiraglio Bergamini imbarcato sulla corazzata Roma, ubbidendo agli ordini ricevuti salpa dalla base di La Spezia facendo rotta 220 gradi. All’imponente formazione si aggiungono altri tre incrociatori provenienti dal porto di Genova.
Alle 10,30 la flotta della regia marina vicino alle bocche di Bonifacio viene avvistata da aerei alleati e Supermarina invia una protezione aerea in difesa della flotta ma i soli quattro caccia inviati per ordini e dati errati non troveranno mai  la flotta italiana.  Alle 14.41 l’ammiraglio Bergamini riceve un dispaccio ordini da Supermarina di invertire immediatamente  la rotta e dirigere la flotta verso Bona. L’ammiraglio Bergamini in prossimità dei campi minati vicino alla costa ordinò di invertire la rotta eseguendo una brillante manovra in formazione e si dirige verso la destinazione ordinatagli, ma in quell’istante viene avvistata da un ricognitore tedesco il quale avverte immediatamente il Comando tedesco dei movimenti della flotta italiana comunicando la posizione.
Dopo la proclamazione dell’armistizio il Comando supremo tedesco emanò precisi ordini al comando aereo della Luftwaffe di attaccare e distruggere le navi italiani in caso di allontanamento dai porti evitando di consegnare le navi agli alleati. Certi che la flotta italiana si dirigeva verso Malta per la resa, immediatamente  il comando della Luftwaffe impartì ordini alla base dei Dornier (Cacciabombardieri) di stanza a Istres (Marsiglia ) di attaccare la flotta italiana e di distruggere le navi da battaglia. I cacciabombardieri Dornier 217 K2 avevano in dotazione una nuova bomba filo guidata, la Ruhstall 1400 X, una bomba planante a frammentazione filo guidata e comandata da un joystick, dall’interno dell’aereo, sganciata da oltre 6000 metri su una verticale di 80 gradi, una procedura diversa dai bombardieri tradizionali. Alle 15.15 una formazione di aerei tedeschi viene avvistata dalla flotta italiana, nessuna reazione di fuoco da parte degli italiani ma successivamente dopo il lancio di una bomba che cadde a poppavia della corazzata Italia creando una piccola falla, l’ammiraglio Bergamini diede ordine di aprire il fuoco a tutte le navi contro gli aerei tedeschi. Si creò un muro di fuoco contraereo a protezione delle navi da battaglia ma indenne ed inefficace per gli aerei in quanto erano fuori portata di tiro della contraerea italiana. Alle 15.42 una bomba colpisce la corazzata Roma  fra le torri poppiere dei cannoni da 90 millimetri, la bomba attraversa  lo scafo e deflagra sotto la nave, causando l’allagamento della caldaie di poppa e la riduzione della velocità  a 16 nodi. Alle 15.52 giunge la seconda bomba filo guidata che colpisce la corazzata accanto alla torre sopraelevata di prora, perforando la corazza fino a raggiungere il deposito  delle cariche di lancio dei cannoni da 381 mm ed esplode.
La potente deflagrazione del deposito causò all’interno della nave una forte pressione così violenta da catapultare l’intera torre trinata fuori dalla nave, come un tappo a pressione, uccidendo all’istante i trenta uomini impiegati nella torre e tutti gli uomini sulla plancia comando. La corazzata sbandò immediatamente, le caldaie erano fuori uso, la nave ormai procedeva per abbrivo e le altissime temperature uccisero la maggiorate dell’equipaggio e sciolsero le sovrastrutture della nave, la colonna di fumo sviluppatasi era elevata ad oltre 150 metri. Le forti esplosioni si susseguirono e i pochi superstiti ricevettero l’ordine di abbandonare la nave dall’ufficiale più anziano e subito dopo sotto gli occhi di tutti la potente corazzata Roma, orgoglio della Nazione, si spezza in due ed affonda rapidamente alle ore 16.11 nelle acque del golfo dell’Asinata trascinando con sé negli abissi 1393 uomini compreso l’Ammiraglio Carlo Bergamini e il Comandante della nave Adone del Cima. Oggi il relitto della nave, grazie a speciali sottomarini per la ricerca subacquea è stata localizzata e ritrovata in due tronconi al largo del golfo dell’Asinara  a 1000 metri di profondità. Onori ai caduti.