Dalla morte di Hitler alla capitolazione incondizionata, politica e militare, passarono alcuni giorni. Ciò si dovette non solo ai combattimenti che in alcune zone continuarono per alcuni giorni, ma dipese anche dalla decisione del governo Doenitz di ritardare il corso degli eventi mediante una serie di capitolazioni parziali, al fine di agevolare al maggior numero possibile di militari e civili tedeschi di spostarsi nelle zone occupate dalle potenze occidentali.
La capitolazione definitiva venne sancita nella notte del 7 maggio nel quartier generale di Dwight D. Eisenhower, a Reims, dove in precedenza era stata firmata una capitolazione parziale di fronte al feldmaresciallo Bernard Montgomery. La cessazione delle ostilità fu convenuta per la mezzanotte dell'8 maggio.
Poiché Stalin volle che la capitolazione avvenisse anche davanti ai suoi generali, la cerimonia fu ripetuta nella sede del comando supremo sovietico a Berlino-Karlshorst, dove la delegazione tedesca fu fatta entrare nella stanza della firma solo il tempo utile perché Wilhelm Keitel firmasse la resa. Per cui, mentre negli Stati Uniti e in Europa l'8 maggio viene considerato il 'Giorno della vittoria in Europa', in Russia a causa del fuso orario di Mosca la vittoria sulla Germania viene celebrata ogni 9 maggio.
Fu una confusa e tragica successione di eventi quelli che segnalano la fine del Terzo Reich, eppure riesce difficile parlare di tragedia. Furono eccessive, almeno a guardare i principali personaggi dell'ultimo atto, la supina devozione e la cieca sottomissione. Nessuno dei comandanti e degli alti ufficiali pensò di prendere in parola Hitler quando questi il 22 aprile dichiarò che la guerra era perduta. Anzi, i vari Keitel, Jodl, Krebs e altri ancora lo implorarono separatamente di continuare la lotta, e nessuno si dichiarò disposto ad alzare bandiera bianca. Tacquero addirittura la morte del Fuehrer per continuare la loro inutile resistenza e il conseguente stillicidio del popolo tedesco, tanto che Zukov e Stalin appresero della morte di Hitler prima di Doenitz.
Il loro fu servilismo al di là di ogni definizione e di ogni senso di responsabilità, senza alcun principio morale superiore che ne potesse giustificare tale comportamento.
Ovunque si scavi nel retaggio culturale di Hitler, e ogni volta che si analizza ciò che disse o fece, emerge un tono profondamente nichilista, che dominava interamente la sua immaginazione: "annientare o essere annientati". Il suo entourage e molti altri evidentemente non la pensavano tanto diversamente.
Il 22 maggio 1945 venne inviato un ufficiale inglese a Flensburg (sede del Governo Doenitz) per riferire l'ordine di Eisenhower di sciogliere il governo e arrestare i suoi membri. <<La Germania non è solamente vinta>> - scrisse Raymond Cartier - <<Essa ha perduto ogni consistenza politica e anche la sua natura giuridica: non è solamente vinta; è, nel senso letterale del termine, annientata>>.
[RM]
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Fonti bibliografiche:
- Joachim Fest, 'La disfatta. Gli ultimi giorni di Hitler e la fine del Terzo Reich'
- Raymond Cartier, 'La seconda guerra mondiale'
Foto: I generali sovietici Zukov, Rokossovsky e Sokolovsky dopo essere stati insigniti di alcune prestigiose onorificenze militari britanniche da Montgomery, sfilano con quest'ultimo di fronte alla Porta di Brandeburgo, 12 luglio 1945 - Imperial War Museum © IWM TR 2913