Notiziario: 28 gennaio 1945, strage di generali italiani nei lager tedeschi in Polonia

28 gennaio 1945, strage di generali italiani nei lager tedeschi in Polonia

Il 28 gennaio 1945, durante una delle “marcia della morte” venivano trucidati dai soldati tedeschi ben sei generali italiani, fra i numerosi alti ufficiali catturati dopo la resa del Regno d’Italia dell’8 settembre 1943. Lo stesso giorno la tragica sorte toccava anche a un altro generale italiano che, dopo essere riuscito a fuggire dalla colonna dei prigionieri, finì ucciso da una pattuglia sovietica.
Siamo a meta’ gennaio 1945, l’Armata Rossa avanza come un rullo compressore nella Polonia occupata dai nazisti. La Vistola è ormai alla portata dei sovietici quando i tedeschi decisero l’evacuazione del campo di concentramento Offizierslager 64Z di Schokken, con conseguente trasferimento degli internati a Luckenwalde, località a sud di Berlino.
Iniziava così una delle tante marce della morte, con la colonna dei generali che viene divisa in più tronconi. A Kuźnica Żelichowska, prima che la marcia potesse riprendere, avvenne la carneficina per coloro che non erano in grado di camminare. Il primo a cadere sotto il fuoco nazista fu il generale Carlo Spatocco; poi venne la volta del generale Emanuele Balbo Bertone; quindi toccò ad Alberto Trionfi essere ucciso, e dopo di lui ai generali Alessandro Vaccaneo, Giuseppe Andreoli e Ugo Ferrero.
Prima di chiudere il post alcuni brevi cenni sui generali morti in quella tragica giornata:

  • Generale di Divisione GIUSEPPE ANDREOLI

Medaglia d’argento al valor militare
«Durante una faticosa marcia, effettuata in condizioni disastrose per difficoltà di rifornimenti e inclemenza di stagione, disposta dal comando tedesco per sottrarlo, con altri generali italiani, all’avanzata russa per quanto debilitato dalla dura prigionia ed estenuato dalle fatiche, riusciva a fuggire. In paese ostile riconosciuto dalla popolazione veniva catturato e riconsegnato alla S.S. tedesche. Ripresa la marcia e caduto per spossatezza lungo il percorso veniva barbaramente trucidato. Schelkiow 28 gennaio 1945.»

  • Generale di Brigata EMANUELE BALBO BERTONE

Nato a Chieri (TO) il 9 agosto 1886 ha combattuto nella guerra italo-turca del 1911, nella Grande Guerra e nella seconda guerra mondiale.

  • Generale di Brigata UGO FERRERO

Nacque a Chieti il 15 luglio 1892 ha combattuto nella guerra italo-turca del 1911, nella Grande Guerra durante la quale ha ottenuto una Croce di Guerra al merito e nella seconda guerra mondiale.

  • Generale di corpo d’Armata CARLO SPATOCCO

Nacque a Chieti il 31 maggio 1883, prese parte alla guerra italo-turca con il grado di tenente. Partecipò alla battaglia di Zanzur avvenuta l’8 giugno 1912, venendo decorato con una Medaglia di bronzo al valor militare. Combatte durante la prima guerra mondiale, distinguendosi nell’ottobre 1916 sul Veliki Kribak, venendo decorato con Medaglia di bronzo al valor militare.
Nel dopoguerra comandò, con il grado di colonnello, il 17º Reggimento fanteria “Acqui”. Promosso generale di brigata il 16 giugno 1936, assunse il comando della Brigata “Sila”, poi da generale di divisione il 1 settembre 1937, assunse il comando della 63ª divisione fanteria “Cirene”, di stanza in Africa settentrionale. Nel 1941 assunse il comando della Piazzaforte di Tripoli, e il 1 luglio dello stesso anno venne promosso generale di corpo d’armata, assumendo il 29 novembre, il comando del IV Corpo d’armata di stanza in Albania, succedendo al generale Mercalli.
Alla data dell’armistizio dell’8 settembre 1943 il IV corpo d’armata, operante in seno alla 9ª Armata del generale Renzo Dalmazzo, era schierato in Albania, con Quartier generale a Durazzo e composto dalle divisione fanteria “Perugia” (generale Ernesto Chiminello), divisione fanteria “Parma” (generale Enrico Lugli) e divisione motorizzata “Brennero” (generale Aldo Princivalle) e varie unità minori.
Il 21 settembre fu preso prigioniero dai tedeschi e trasferito dapprima in Germania e poi presso il Campo di concentramento 64Z di Shokken (oggi Skoki) in Polonia. Come gli altri sei generali inseriti nel nostro post odierno, venne ucciso da un milite delle SS il 28 gennaio 1945 e decorato con Medaglia d’argento al valor militare alla memoria, che così recitava:
«Durante una faticosa marcia, effettuata in condizioni disastrose per difficoltà di rifornimenti e inclemenza di stagione, disposta dal comando tedesco per sottrarlo con altri generali italiani all’avanzata russa per quanto debilitato da oltre un anno di dura prigionia ed estenuato dalle fatiche, riusciva a fuggire. In paese ostile riconosciuto dalla popolazione veniva catturato e riconsegnato alle SS. Ripresa la marcia e caduto per spossatezza lungo il percorso veniva barbaramente trucidato. Shelkiov, 28 gennaio 1945.»
— Regio Decreto 9 maggio 1946

  • Generale di Brigata ALBERTO TRIONFI

Nacque a Jesi il 2 luglio 1892, venne avviato alla carriera militare come i fratelli Giuseppe e Luigi, divenuti rispettivamente ammiraglio e generale di divisione. Frequentò l’Accademia Militare di Modena. Con i gradi di capitano prese parte alla prima guerra mondiale, rimanendo ferito per tre volte nelle battaglie sul Carso, guadagnandosi la Medaglia d’argento al valor militare.
Divenuto colonnello, alla vigilia della seconda guerra mondiale gli venne affidato l’incarico di capo di Stato maggiore della divisione Siena di stanza in Albania. Prima di essere nominato nel 1942 generale di brigata ricoprì altri prestigiosi incarichi in seno all’esercito, tra cui quelli di capo di Stato maggiore della divisione Lombardia, addetto allo Stato maggiore dell’esercito, al comando della difesa territoriale di Roma e a quello del XVII Corpo d’armata a Roma.
Nei giorni immediatamente precedenti l’armistizio, Trionfi si trovava in licenza a Roma. Invano venne esortato a non fare rientro in Grecia, volle tuttavia partire verso la base di Navarino (Grecia), per restare vicino ai suoi soldati. Non riuscì però a raggiungere il fronte: fu bloccato dalle truppe della Wehrmacht e deportato su un vagone ferroviario blindato nel campo di prigionia tedesco situato in Polonia per ufficiali italiani che non vollero aderire alla Repubblica Sociale Italiana, Oflag 64Z di Schokken.
Venne ucciso da un ufficiale delle SS il 28 gennaio 1945 e decorato con Medaglia d’argento al valor militare alla memoria, che così recitava:
«Durante una faticosa marcia, effettuata in condizioni disastrose per difficoltà di rifornimenti e inclemenza di stagione, disposta dal comando tedesco per sottrarlo con altri generali italiani all’avanzata russa per quanto debilitato da oltre un anno di dura prigionia ed estenuato dalle fatiche, riusciva a fuggire. In paese ostile riconosciuto dalla popolazione veniva catturato e riconsegnato alle SS. Ripresa la marcia e caduto per spossatezza lungo il percorso veniva barbaramente trucidato. Shelkiov, 28 gennaio 1945.»
— Regio Decreto 9 maggio 1946

  • Generale di Brigata ALESSANDRO VACCANEO
    Nacque a Garlasco, in provincia di Pavia, il 14 luglio 1883, frequentò la Regia Accademia Militare di Fanteria e Cavalleria di Modena, uscendone il 7 settembre 1903 con il grado di sottotenente. Promosso tenente, passò in servizio al 22º Reggimento “Cavalleggeri di Catania” il 10 settembre 1908. Promosso capitano il 31 marzo 1915 fu trasferito al 24º Reggimento “Cavalleggeri di Vicenza” con cui prese parte alla prima guerra mondiale, rimanendo ferito nelle battaglie sul Carso.
    Divenuto colonnello il 4 giugno 1934, il 1º gennaio 1940, transitò definitivamente al corpo automobilistico alla vigilia della seconda guerra mondiale, rimanendo a Torino, anche quando fu promosso generale di brigata della riserva il 1º gennaio 1942. Dal 10 gennaio del 1943 gli venne affidato l’incarico di direttore, facente funzioni, automobilistico dell’intendenza del comando superiore FF AA della Grecia (11ª Armata) in Grecia, con Quartier generale ad Atene.
    Qui dopo la promulgazione dell’armistizio dell’8 settembre 1943, venne catturato dai tedeschi il 16 dello stesso mese e tradotto in Polonia presso il Offizierlager 64/Z di Schokken, zweiglager (sottocampo) di Altburgund. Come gli altri sei generali inseriti nel nostro post odierno, venne ucciso dalle SS il 28 gennaio 1945 e decorato con Medaglia d’argento al valor militare alla memoria, che così recitava:
    «Durante una faticosa marcia, effettuata in condizioni disastrose per difficoltà di rifornimenti e inclemenza di stagione, disposta dal comando tedesco per sottrarlo, con altri generali italiani, all’avanzata russa per quanto debilitato dalla dura prigionia ed estenuato dalle fatiche, riusciva a fuggire. In paese ostile riconosciuto dalla popolazione veniva catturato e riconsegnato alla S.S. tedesche. Ripresa la marcia e caduto per spossatezza lungo il percorso veniva barbaramente trucidato. Schelkiow 28 gennaio 1945.»
    Come ricordato ad inizio post, sempre il 28 gennaio 1945, la tragica sorte toccava anche a un altro valoroso generale italiano, che per due volte nel corso della guerra in Africa settentrionale ricoprì la carica di comandante interinale della divisione corazzata Ariete. L’alto ufficiale, dopo essere eluso la sorveglianza tedesca, finì catturato ed ucciso da una pattuglia dell’Armata Rossa:
  • Generale di Divisione FRANCESCO ANTONIO ARENA
    Nacque a Pizzoni, provincia di Catanzaro, il 27 marzo 1889, si arruolò come volontario nel Regio Esercito nel 1909 come Allievo ufficiale, conseguendo l’anno successivo la nomina a sottotenente di complemento, Nel 1911, raggiunse il 79º Reggimento fanteria in Cirenaica, impegnato nel conflitto italo-turco, dove fu insignito della Medaglia d’argento al valore militare nel combattimento delle Due Palme (Bengasi, marzo 1912).
    Col grado di tenente, nel 1914 fu destinato in Somalia, assegnato al locale Regio corpo truppe coloniali, e l’anno seguente venne promosso capitano. Rimpatriato, nell’aprile 1916 fu assegnato al 2º Reggimento fanteria operante sul fronte italo-austriaco e sul Monte San Marco, il 24 maggio 1917 fu ferito e ottenne la concessione di una seconda Medaglia d’argento al valore militare.
    Nell’ultima azione che portò alla presa di Alano di Piave (30 ottobre 1918), diresse per sette giorni i ripetuti attacchi del suo battaglione contro forti posizioni nemiche. Per tali combattimenti venne insignito della Medaglia di bronzo al valor militare.
    Compiuti i due anni di corso alla Scuola di guerra dell’esercito di Torino (1920-1921),  nel 1926 fu promosso tenente colonnello e dal gennaio 1933 destinato al Comando Militare della Sicilia con la carica di Sottocapo di Stato maggiore. Promosso colonnello nel 1936, assunse il comando del 51º Reggimento fanteria “Alpi” e alla fine del 1937 destinato al Ministero della Guerra. Nell’ottobre del 1939, divenne Capo di stato maggiore del IX Corpo d’armata.
    In tale veste, dopo l’entrata in guerra dell’Italia, avvenuta il 10 giugno 1940, venne destinato ad operare in Africa Settentrionale, col grado di generale di brigata. Nel febbraio del 1942, venne nominato vicecomandante della 132ª Divisione corazzata “Ariete”, allora al comando del generale Giuseppe De Stefanis, e ne ebbe poi le funzioni di comandante interinale per due volte: dal 28 giugno al 25 luglio 1942, e poi dal 17 settembre al 25 novembre 1942.
    Durante la seconda battaglia di El Alamein alla testa delle sue colonne, sostenne i più duri combattimenti per i quali meritò una terza Medaglia d’argento al valor militare concessa sul campo. Rimpatriato nel 1943 venne messo a disposizione del Ministero della guerra fino a quando, nel marzo dello stesso anno, divenne comandante della 36ª Divisione fanteria “Forlì” ad Atene, in Grecia.
    Catturato dai tedeschi dopo l’armistizio dell’8 settembre, per avere decisamente rifiutato la collaborazione richiestagli, fu internato in Polonia, nell’Offizierlager 64/Z di Shokken. Sopportò con contegno le sofferenze della prigionia e venne poi ucciso da una pattuglia russa il 28 gennaio 1945 a Rosko Posen, dopo essere riuscito a sfuggire alla sorveglianza dei tedeschi. Gli verrà conferitala Medaglia d’argento al valor militare alla memoria:
    «Durante una faticosa marcia, effettuata in condizioni disastrose, per difficoltà di rifornimenti e inclemenza di stagione, disposta dal comando tedesco per sottrarlo con altri generali italiani all’avanzata russa, eludeva la vigilanza tedesca e fuggiva unitamente a pochi compagni affrontando le incognite della vita randagia in un paese straniero ove si era determinata una situazione caotica dovuta all’infuriare dei combattimenti fra le avanguardie russe e le retroguardie dei tedeschi in ritirata. Riuscito a rifugiarsi nella casa di un contadino polacco veniva successivamente catturato e ucciso da una pattuglia di soldati russi in perlustrazione. Rosko (Polonia), 28 gennaio 1945.»

— Regio Decreto 9 maggio 1946.