15 maggio 1943, il generale tedesco von Arnim si consegna prigioniero alle truppe britanniche. È la fine della campagna del Nordafrica, circa 200 mila soldati dell’Asse furono presi prigionieri.
Per Mussolini e il regime fascista la catastrofe in Nordafrica, preceduta dalle lugubri notizie della ritirata in Russia, ebbe conseguenze decisive; la perdita della Libia, la minaccia di attacchi diretti alla nazione e la distruzione delle unità migliori dell'esercito provocarono una ulteriore caduta del prestigio del Duce, il cui consenso stava scemando inesorabilmente da anni, e favorirono la crescita dell'opposizione all'interno dei quadri dirigenti politici e militari. Mussolini comprese l'importanza determinante per il suo regime della campagna nordafricana, cercò di rafforzare le sue forze sul campo con nuovi invii di truppe e fece pressioni con scarso successo su Hitler per sollecitarlo a modificare il suo piano strategico generale, rinunciando alla guerra sul fronte orientale e concentrando le sue forze nel Mediterraneo. Nonostante le manifestazioni esteriori di fiducia e la retorica di Mussolini, la catastrofe tunisina sarebbe stata seguita entro due mesi dall'invasione della Sicilia e dalla caduta del fascismo.
Hitler che fin dall'inizio diede solo limitata importanza alla campagna del Nordafrica rispetto alla gigantesca campagna all'Est, inviò inizialmente solo con riluttanza un piccolo corpo di spedizione soprattutto per impedire un crollo immediato dell'Italia in Libia e per tenere impegnate in un settore extra-europeo le forze britanniche. Nonostante alcuni momenti di ottimismo dopo le brillanti vittorie italo-tedesche, Hitler e l’OKW non pianificarono dettagliatamente possibili campagne o obiettivi a vasto raggio in Medio Oriente. Nell'ultima fase della guerra in Nordafrica, il dittatore sembrò intenzionato a consolidare la testa di ponte in Tunisia; egli a questo punto considerava essenziale resistere ad oltranza e guadagnare tempo per evitare un attacco all'Italia e la caduta del Duce. Hitler inoltre riteneva che prolungando al massimo la campagna d'Africa avrebbe costretto gli Alleati a rinviare l'attacco all'Europa nazista. Secondo alcuni storici peraltro Hitler, rinunciando ad evacuare per tempo le sue truppe scelte che avevano valorosamente combattuto in Nordafrica e ordinando di resistere fino alla resa finale, indebolì la successiva capacità di resistenza in Sicilia e favorì in parte il successo alleato nel teatro Mediterraneo.
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Fonte bibliografica: Renzo De Felice, 'Mussolini l'alleato. L'Italia in guerra 1940-1943'
Fonte fotografica: Imperial War Museum © IWM NA 2876