15 APRILE 1917 , VIENNA GETTA L'AMO

L’Impero asburgico è fragile, fragile come un mosaico antico. Le agitazioni delle minoranze etniche, i boemi, gli slavi, gli ucraini e gli altri a seguire, la corruzione, i problemi economici, la fame. Persino Tisza fatica a contenere l’opposizione ungherese e la richiesta di riformare un Paese “vecchio”. Tutto sembra premere verso la dissoluzione. E la guerra è un miracoloso acceleratore.
Forse ad aggiustare il quadro non basterebbero neanche i migliori restauratori e un prosperoso periodo di pace, ma l’Imperatore Carlo è costretto a trovare soluzioni alternative alla guerra e continua a lavorare per una pace rapida e accettabile. Il 15 aprile i giornali di Vienna e Budapest pubblicano un comunicato non ufficiale, ma ufficioso sì. Il Governo austro-ungarico ha apprezzato le dichiarazioni uscite da Pietrogrado, soprattutto quella di «non voler dominare altri popoli e di aspirare a una pace durevole, basata sul diritto».
Dietro a queste frasi Vienna ha intravisto una possibilità e vuole coglierla: «Questo scopo ben si combina con quello esposto dal nostro Ministro degli esteri Czernin.
I due Governi tendono entrambi a una pace onorevole, che assicuri l’esistenza e lo sviluppo degli Stati belligeranti. […] Data questa uguaglianza di scopi, potrebbe non essere difficile trovare una via d’accordo».
Non sarà una proposta concreta di pace separata, ma ci assomiglia molto. “Noi siamo qui e siamo disponibili”. L’idea è approvata anche da Berlino. Il messaggio non è rivolto tanto al Governo provvisorio, ma al Comitato dei delegati di operai e soldati, alla sua corrente pacifista, quella all’apparenza più incline allo status quo e meno interessata alle dinamiche estere, tipo il destino dei Balcani.
Sul fronte occidentale il Generale Haig ordina l’interruzione della battaglia di Arras. I britannici hanno fatto un buon numero di prigionieri, un discreto bottino, ma non hanno ottenuto il successo sperato. E questo nonostante i superlativi dei giornali Alleati: «Il soldato britannico ha dimostrato la sua immensa superiorità sul soldato-automa tedesco». Poco importa, un po’ perché l’intera operazione era soprattutto un diversivo, un po’ perché la Camera dei rappresentati a Washington ha approvato un colossale stanziamento di fondi, buona parte destinata agli Alleati.
Davide Sartori