10 maggio 1940, <QUANDO VOI RICEVERETE QUESTA LETTERA IO AVRÒ ATTRAVERSATO IL RUBICONE>
"Ieri sera ho pranzato male all’ambasciata di Germania [...]. Non una parola sulla situazione. All’uscita ore 00:25 von Mackensen ha detto che forse avrebbe dovuto disturbarmi durante la notte per una comunicazione che attendeva da Berlino, ed ha voluto il numero del mio telefono. Alle 4 mi ha chiamato ed ha detto che tra 3/4 d’ora sarebbe venuto a trovarmi per andare dal duce, avendo ricevuto l’ordine di conferire con lui alle 5 esatte. Niente per telefono [ ...]. Quando è giunto a casa aveva con sé un grosso pacco di documenti che certamente non sono arrivati per telefono. Vergognoso. Ha biascicato una strana scusa di un corriere diplomatico rimasto in albergo fm quando non ha avuto il via da Berlino. Insieme siamo andati dal duce, che, da me prevenuto, si era alzato.. Lo abbiamo trovato calmo e sorridente. Ha letto lo scritto di Hitler, che riassume le ragioni dell’azione e conclude con un gentile invito a prendere le decisioni che riterrà necessarie per il futuro del suo popolo."
Così Ciano nel suo Diario alla data del 10 maggio 1940. Il messaggio di Hitler diceva: “Quando voi riceverete questa lettera io avrò attraversato il Rubicone”. Si dilunga a spiegare le informazioni e le deduzioni in base alle quali è certo che gli alleati si apprestavano ad invadere il Belgio e l’Olanda, che non avrebbero certo opposto resistenza. Escludendo che con tale azione i nemici potessero tagliargli i rifornimenti da nord e da ovest e quindi costringerlo a finire la guerra, Hitler afferma che l'unica possibilità per la Francia e l’Inghilterra di sperare in un successo sarebbe data dalla distruzione o per lo meno da una paralisi produttiva del territorio della Ruhr. Verso tale direttiva si sono indirizzati fin dall’inizio tutti i piani militari anglo-francesi. "Poiché [...] ci troviamo da ieri sotto la minaccia di un immediato pericolo, così mi sono quest’oggi deciso ad ordinare per domani mattina alle 5 e 35 l’attacco al fronte occidentale e ad assicurare anzitutto con mezzi militari la neutralità del Belgio e dell’Olanda. Vi prego, duce, al di sopra di ogni sentimento di comprendere la forza delle circostanze che mi costringe ad agire. Si tratta di questione di vita o di morte del mio popolo e del Reich per i prossimi cinquecento o mille anni. Verrei meno ai miei doveri se non compissi quello che il giudizio e la necessità esigono da me. Spero che mi riuscirà di creare tra breve quella situazione cui accennavo nel nostro ultimo incontro. Vi terrò al corrente dell’azione e voi potrete essere così in grado di considerare e prendere in piena libertà le decisioni di cui crederete assumere la responsabilità nell’interesse del vostro popolo."
Mussolini esamina i documenti allegati alla lettera di Hitler e conclude cortigianamente che sì, gli alleati si preparavano a invadere i paesi neutri e approva toto corde l’azione del Führer. Uscito Mackensen dopo due ore, Mussolini si intrattiene con Ciano. Non si ferma nemmeno per un attimo a considerare che a quell’ora tutto il mondo sapeva e giudicava la nuova aggressione di Hitler, mentre lui, l’alleato, l’aveva conosciuta con qualche minuto di anticipo soltanto. Ora, dice, bisogna aspettare e vedere; è convinto del successo delle armate germaniche. Ciano gli osserva che il gioco andrà per le lunghe, e Mussolini non lo degna di una risposta:
"Le mie osservazioni -commenta Galeazzo- servono solo ad infastidirlo. Durante la mattinata lo vedo più volte, e anime’ trovo sempre in lui più rafforzata l’idea dell’intervento. Anche Edda è stata a palazzo Venezia e, infervorata com’è, gli ha detto che il paese vuole la guerra e che il prolungarsi della neutralità sarebbe il disonore. Questi sono i discorsi che vuol sentire, i soli che è disposto a prendere sul serio [...] Anche a me Edda, in partenza per Firenze, viene a fare una visita e parla di intervento immediato […]. L’ascolto con impersonale cortesia. Peccato che anche lei, così intelligente, non voglia ragionare: trovo che fa molto bene ad andare al maggio fiorentino, ove potrà più profittevolmente occuparsi di musica."
A Ciano riesce però ancora una volta di influenzare la risposta del mutevole dittatore. Mussolini sta preparando una cordiale risposta a Hitler, ma ha lì davanti il genero che Io disapprova e gli suggerisce di non associarsi all’accusa contro gli alleati di voler invadere i paesi neutri ; egli non reagisce, accetta il consiglio.
La risposta calorosa di Mussolini a Hitler parte il giorno stesso:
"Vi ringrazio del messaggio che mi avete mandato nel momento in cui le vostre truppe ricevevano l’ordine di marciare ad occidente. Come per la campagna di Norvegia la stampa e l’azione del partito orienteranno lo spirito del popolo italiano verso la comprensione della necessità nella quale vi siete trovato. Sento che i tempi incalzano anche per l’Italia e vi sono profondamente grato della vostra promessa di tenermi informato sugli sviluppi dell’azione, onde mettermi in grado di prendere Ie mie decisioni. Per quanto concerne le forze militari italiane, la marina è pronta ed entro maggio saranno pronti due gruppi di armate ad ovest e ad est, così come l’aviazione e le formazioni antiaeree. Superfluo dirvi che io seguo l’azione delle vostre truppe con fiducia e spirito cameratesco."
Nel mondo c’è un gran nervosismo. A Berna si teme per la Svizzera la stessa sorte dei paesi neutri. A Mosca Molotov si intrattiene per tre ore con una delegazione economica jugoslava, e se ne traggono illazioni varie. In Inghilterra il “ Daily Express” ritiene che l’Unione Sovietica stia convincendo la Romania a prestare aiuto alla Jugoslavia se quest’ultima venisse aggredita dall’Italia, ma la “Tass” smentisce: il panslavismo appartiene al passato.
In Italia, come una bomba a scoppio ritardato, viene diffuso il primo rapporto Pietromarchi, che rivela le vessazioni a cui è sottoposta la navigazione italiana da parte degli alleati.
-VMS
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Fonte bibliografica: U. Alfasso Grimaldi, G. Bozzetti, '10 giugno 1940. Il giorno della follia'
Fonte fotografica: Panzer II attraversano le Ardenne - Bundesarchiv Bild 101I-382-0248-33A