Il bombardamento preliminare della flotta d'appoggio raggiunse la sua intensità massima nella notte tra il 31 marzo e il 1º aprile, e quando cessò il suo'effetto parve devastante, ma in realtà la principale linea difensiva nipponica era ancora intatta.
Alle 04:06 l'ammiraglio Turner diede l'ordine di iniziare gli sbarchi su Okinawa, alle 06:50 giunse la protezione aerea e dieci minuti dopo i primi mezzi da sbarco uscirono dal ventre delle navi da trasporto diretti sulle spiagge di Hagushi. Contemporaneamente i mezzi anfibi carichi di truppe e materiale furono messi in mare, mentre carri armati M4 Sherman equipaggiati con sistemi di galleggiamento entrarono direttamente in acqua dagli LST dirigendosi sulle spiagge. La prima reazione giapponese fu violenta, ma erroneamente si concentrò sulla zona di Minatoga, dove gli aerei sfuggiti alla contraerea americana si precipitarono contro le truppe e le navi del Gruppo dimostrativo. Attacchi suicidi colpirono il trasporto Hinsdale e l'LST 884, mentre la reazione dei capisaldi giapponesi sulle spiagge costò i primi morti e feriti.
Intanto sulla spiaggia di Hagushi centinaia di cannoniere che precedevano le formazioni di sbarco iniziarono il lancio di razzi e proiettili da 40 mm, con una intensità tale che la zona di sbarco fu tempestata da una concentrazione di fuoco pari a 25 proiettili ogni 100 m² nel raggio di 1 chilometro. Appena le cannoniere cessarono il fuoco, i mezzi anfibi corazzati cominciarono a sparare con i loro obici da 75 mm contro le spiagge, a cui seguirono ad intervalli regolari centinaia di LVT carichi di truppe, disposti in file di cinque o sette unità. Quando la prima ondata d'assalto si preparò a sbarcare, il fuoco dell'artiglieria navale si spostò in avanti concentrandosi sugli obiettivi nell'entroterra e i velivoli delle portaerei, che fino ad allora avevano volato in cerchio sopra le spiagge di Hagushi, si lanciarono in picchiata mitragliando ogni resistenza sulla zona di sbarco. All'ora H, le 08:30, le prime ondate iniziarono a sbarcare nelle zone assegnate: otto battaglioni del XXIV Corpo dell'esercito presero terra con successo a sud di Bishi Gawa, seguiti dalle successive ondate di fanteria e dai primi DUKW, che con i loro mortai da 4,2 pollici si dirigevano assieme ai carri Sherman verso l'interno per allargare la testa di ponte. Protetti dal fuoco di copertura navale, i primi sbarchi diretti ad Hagushi non subirono inizialmente nessun attacco aereo, ma dovettero essere temporaneamente sospesi per quattro ore a causa di un violento contrattacco del 420º Gruppo d'artiglieria da campagna giapponese, che peraltro non produsse danni ai cannoni americani o alle linee di rifornimento. Benché le truppe da sbarco fossero state avvistate e si trovassero nel raggio d'azione dell'artiglieria nemica, non furono colpite dal fuoco di sbarramento, e alle 08:00 le navi di controllo al largo diedero il via libera agli LVT corazzati e al grosso delle ondate d'assalto, che si diressero immediatamente verso le spiagge formando un fronte di 12 chilometri di larghezza pressoché ininterrotto.
A nord del Bishi Gawa il III Corpo marines attraversò la spiaggia senza incontrare alcuna resistenza, e circa un'ora dopo tutte le unità d'assalto della 1ª e 6ª Divisione erano ormai sbarcate contemporaneamente alla 7ª e alla 96ª Divisione a sud. Nel frattempo sulla costa sud-orientale di Okinawa la 2ª Divisione procedeva con le operazioni diversive di sbarco protetta da un'intensa cortina fumogena, consentendo a sette ondate di uomini, formate da 24 mezzi da sbarco ognuna, di prendere terra sulla spiaggia di Minatoga. Alle 08:30 (ora H per le operazioni ad Hagushi), mentre la quarta ondata procedeva con la missione, tutte le imbarcazioni ricevettero l'ordine di invertire la rotta, e le unità rientrarono a bordo delle navi da trasporto in attesa di ripetere l'operazione diversiva il giorno seguente.
Consapevoli della tattica attendista dei nemici, non appena raggiunsero un numero sufficiente le truppe d'assalto americane lasciarono le spiagge e si diressero cautamente verso l'interno: i loro obiettivi principali erano gli aeroporti di Yontan e Kadena. Le avanguardie della 7ª Divisione giunsero a Kadena intorno alle 10:00 trovando l'aeroporto completamente abbandonato, e mezz'ora dopo la linea d'avanzata del XXIV Corpo era già oltre il campo d'aviazione. Con la medesima facilità il 4º marines della 6ª Divisione avanzò verso Yontan contrastato solo da sporadici centri di resistenza, trovando l'aeroporto completamente deserto e occupandolo intorno alle 13:00. Quello stesso giorno l'avanzata della 10ª Armata si arrestò fra le 15 e le 16:00, e le truppe cominciarono ad allestire un perimetro difensivo, pronte ad affrontare eventuali attacchi notturni contro la testa di ponte che si allargava di circa 15 chilometri per circa 5 chilometri di profondità. A questo punto erano sbarcati sull'isola oltre 60.000 uomini comprese le riserve, assieme alle artiglierie divisionali, a una buona parte delle forze corazzate e a circa 15.000 uomini dei servizi ausiliari di contraerea e di artiglieria mista. L'L-Day ebbe un esito positivo, e durante le operazioni la 10ª Armata lamentò la perdita di soli 28 uomini, il ferimento di 104 e la scomparsa di altri 27. Gli attacchi aerei contro il Gruppo dimostrativo causarono il danneggiamento della USS West Virginia, di due trasporti e un LST, mentre il fuoco di contraerea causò la perdita di un numero imprecisato di aerei giapponesi.
Iniziò così una delle più sanguinose e feroci battaglie di tutta la campagna in Estremo Oriente: la 10ª Armata statunitense del generale Simon Bolivar Buckner Jr. fu duramente impegnata dalla resistenza opposta dalla 32ª Armata giapponese del tenente generale Mitsuru Ushijima, che nel corso del 1944 aveva organizzato un intricato complesso difensivo in grotte fortificate il cui fulcro era rappresentato dal castello di Shuri. Le divisioni statunitensi furono impegnate dal 1º aprile al 22 giugno per stanare i difensori, espugnare Shuri a costo di grandi sacrifici e inseguire i superstiti soldati imperiali nell'estremo lembo meridionale di Okinawa, dove la maggior parte di essi preferì il suicidio alla resa. La campagna si concluse dunque con la quasi completa distruzione della guarnigione nipponica e gravi perdite tra le file statunitensi (pari a circa il 30% degli effettivi); inoltre, per la prima volta sul fronte del Pacifico, si assistette al coinvolgimento diretto della popolazione civile, che fu pesantemente coinvolta nelle operazioni belliche. Si stima che ci furono circa 150 000 vittime tra gli abitanti di Okinawa, tra cui migliaia di cittadini che si suicidarono pur di non cadere in mano ai soldati statunitensi, dipinti come demoni dalla propaganda giapponese. La dimensione delle perdite e delle distruzioni è da ascrivere all'uso massiccio che entrambi gli schieramenti fecero dell'artiglieria, motivo per cui, nel dopoguerra, fu utilizzato il soprannome Tifone d'acciaio, in inglese Typhoon of Steel e tetsu no ame (鉄の雨, "pioggia d'acciaio") o tetsu no bōfū (鉄の暴風, "impetuoso vento d'acciaio") in giapponese, per descrivere la battaglia.
- stralci della voce di it.wiki:(https://it.wikipedia.org/wiki/Battaglia_di_Okinawa…)
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