Pierino Mucci - DIARIO DI GUERRA 1941 - 1945

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Pierino Mucci - DIARIO DI GUERRA 1941 - 1945

 Mario, Matilde e Domenico Mucci   

 Nostro padre è morto il 27 gennaio 2003, in coincidenza con il “giorno della memoria”, istituito per celebrare la ricorrenza della liberazione del campo di sterminio nazista di Auschwitz nel 1945. Il 5 maggio di quell’anno fu liberato anche “il prigioniero Pierino Mucci” che, come migliaia di uomini della sua generazione, dopo essere stati inviati al fronte, all’indomani dell’8 settembre del 1943 furono protagonisti di uno dei primi atti di Resistenza, rifiutando di continuare a combattere per il fascismo al fianco della Germania nazista, e vennero rinchiusi come Internati Militari Italiani nei lager e nei campi di lavoro coatto del Terzo Reich.Da quella esperienza nacquero due diari, uno di guerra, l’altro di prigionia, in cui sono sinteticamente fissati tanti ricordi indelebili nella sua mente, che ripeteva in ogni occasione a quanti erano interessati ad ascoltare dalla sua viva voce le emozioni provate in quei difficili frangenti che resero tragica la sua giovinezza e segnarono il resto della sua vita. 
La loro pubblicazione rappresenta per noi non solo un gesto d’amore, ma uno strumento indispensabile perché ci sia un passaggio di memoria tra generazioni diverse della nostra famiglia e di quanti altri avranno modo di leggere queste semplici e drammatiche righe, scritte in condizioni inenarrabili e scampate, non si sa come, alle distruzioni e ai bombardamenti. Sono righe appuntate da una persona che non aveva alcuna pretesa letteraria, ma aveva ben capito come la trascrizione quasi quotidiana delle emozioni e delle paure rappresentava una speranza di vita e un’àncora di salvezza. 
Questi diari li conosciamo bene, sono parte integrante della nostra infanzia. Sono stati il nostro primo libro di lettura e, in fondo, rappresentano una storia triste, ma a lieto fine. Quando nostro padre ci raccontava della sua vita in pericolo, sentivamo anche noi la stessa paura incombere sulle nostre vite. Ci riempiva di gioia sentirlo ripetere affermazioni come “anche questa volta, grazie a Dio, me l’ho scampata”, dopo un bombardamento interminabile. 
La sua grande capacità di sopportazione delle sofferenze, alimentata costantemente dalla “speranza di riabbracciare i cari”, lo faceva apparire ai nostri occhi di fanciulli come un eroe. Poi la lettura del diario si concludeva con il canto di alcune poesie scritte dai suoi compagni di prigionia e riportate in fondo al diario di prigionia. 
Come dimenticare i versi e il motivo di “Signorinella pallida”, del “Prigioniero sogna” o di “Tomori”? Ormai li conosciamo anche noi a memoria, anzi si può dire che da sempre fanno parte del nostro patrimonio genetico.  
Rileggere queste pagine dopo tanti anni, ha provocato in noi un’emozione difficilmente esprimibile e ci ha fatto sentire ancora più vicini a nostro padre, da persone adulte che vogliono ravvivare un ricordo indelebile della loro infanzia.  
La prigionia per lui è stata – se così si può dire – più disumana della stessa guerra, gli ha permesso di riflettere sulla sua vita e più in generale sulla storia di quegli anni e, in una lettera del 25 agosto 1944, di risposta al parroco di Urbisaglia Don Filippo Caraceni, gli fa dire che: “tutto è ignoto per noi poveri esseri gettati come foglie al vento nel turbine di una bufera senza precedenti, che minaccia di distruggere uomini e cose”.                    Se è vero che “non esiste separazione definitiva finché esiste il ricordo”, per non separarci da nostro padre abbiamo voluto rinnovare la memoria di una parte della sua vita, unificando il dovere e il piacere della rievocazione storica e personale. 
Grazie, Babbo.

FILO SPINATO Memorie di guerra e di prigionia Collana diretta da Mario Avagliano e Marco Palmieri
 Stampato nel mese di giugno 2017 da Grafica Metelliana SpA Mercato San Severino